domenica 24 novembre 2013

IL NUOVO ROMANZO DI BRIDGET JONES TRA LIBRI E FILM

Buonasera miei cari lettori compulsivi, rieccomi qui, come promesso, con la mia critica settimanale. Questa volta ho scelto per voi un romanzo edito da poco: Bridget Jones. Un amore di ragazzo di Helen Fielding. E' - come immaginerete o forse già saprete - il seguito degli altri due romanzi Il diario di Bridget Jones e Che pasticcio, Bridget Jones!, pubblicati rispettivamente nel 1995 e nel 1999. Sono passati, dunque, ben diciotto anni dal primo romanzo e quattordici dal secondo. E' curioso che abbia fatto passare così tanto tempo prima di scrivere questo sequel e in questo è stata "seguita a ruota" da una sua collega, sempre autrice di chick - lit, Lauren Weisberger, autrice de Il diavolo veste Prada, di cui poche settimane fa è uscito il seguito, La vendetta veste Prada, a distanza di dieci anni e di cui vi parlerò in una delle prossime critiche, appena riuscirò a mettere le mani su quel libro :)
Cosa spinge uno scrittore a scrivere il seguito del suo best seller a anni e anni di distanza? Nostalgia? Smielato sentimentalismo? Desiderio di riuscire a emulare le scarse vendite dei romanzi successivi? O di riprendere un'identità a lungo celata?
Proviamo a scoprirlo insieme.
 
 
TRAMA:
Bridget Jones è tornata. Ha cinquantun anni, due bambini piccoli ed è di nuovo single. Suo marito Marc Darcy è infatti morto cinque anni prima. Dopo poco più di quattro anni di lutto, in cui si è lasciata andare, i suoi amici di sempre l'hanno convinta a rimettersi sul mercato. Nell'era di internet, Bridget si iscrive su Twitter, dove conosce Roxster, affascinante toy-boy ventinovenne. I due iniziano una relazione, ma a mettersi in mezzo, oltre alla differenza di età, anche l'affascinante Mr. Wallaker, insegnante presso la scuola elementare del figlio di Bridget, Billy.

RECENSIONE:
Premetto che pur non avendoli - aggiungerei per il momento - criticati qui, ho letto i primi due romanzi della saga di Bridget Jones proprio all'inizio di quest'anno e li ho trovati piuttosto banali e insulsi, privi della brillante frivolezza dei film, che potrei citare a memoria. E' quindi con curiosità professionale che mi sono accinta a leggere quest'ultimo libro che, devo ammettere, mi ha stupito. Superato lo shock inziale per la morte di Marc Darcy, mi sono resa conto che, pur non essendo eccezionale, riesce a far emergere con delicatezza e ironia il problema del ritrovarsi single a cinquant'anni, quando i coetanei preferiscono le donne più giovani e le donne si sentono sole, insicure e soprattutto vecchie, anche se ancora non lo sono. In più i figli a carico sembrano complicare una eventuale vita amorosa, specie se, come in questo caso, molto piccoli (Mabel, la figlia, frequenta la scuola elementare, mentre Billy, il maggiore, l'elementare).
Mi sono comunque molto divertita a leggere questa storia.
Ho trovato lo stile della Fielding notevolmente migliorato: mentre nei primi romanzi questo è piuttosto sintetico, forse troppo prosaico, in questo romanzo è privo di quelle incertezza che hanno caratterizzato gli altri. Buona anche l'idea di iniziare la storia in itinere, facendoci vedere Bridget già alle prese con la sua storia d'amore con Roxster, e solo dopo farle inserire alcune pagine del suo diario dell'anno precedente per farci capire cosa sia successo precedentemente e farci conoscere le fasi del suo lento ritorno alla vita.
Anche i personaggi sono meglio approfonditi, anche se ho trovato un po' banale il personaggio di Mr. Wallaker, che in un certo qual modo vuole far ricordare Marc, senza riuscirci veramente. Non vi nascondo che la mia avversione per questo personaggio possa derivare in parte o del tutto dal fatto che egli è, effettivamente, colui che soppianterà Marc Darcy, tuttavia dubito che si tratti solo di questo: infatti Mr. Wallaker appare troppo compassato e la loro storia non può non ricalcare in qualche modo quella tra Bridget e Marc. Forse sarebbe stato meglio creare un personaggio completamente diverso, un po' come lo è Roxster, adorabile trentenne che si innamora seriamente di Bridget, pur avendo iniziato la loro storia un po' come un gioco.
Un personaggio complesso, quello di Roxster, che è ben delineato (a differenza di quello di Mr. Wallaker), e in qualche modo verosimile.
Ma è Bridget a essere impagabile. Questa Bridget ha dei punti in comune con la Bridget trentenne. Come lei è insicura e si entusiasma facilmente, facendo i suoi abituali sogni a occhi aperti, tuttavia ha una consapevolezza tutta nuova, donatale dalla vita che ha condiviso con Marc.
Ho fondate ragioni per credere che Helen Fielding si sia ispirata in parte anche ai film perché alcune frasi e atteggiamenti descritti sembrano derivare più dalla versione cinematografica dei suoi romanzi, che da romanzi stessi. E forse è stata questa l'idea vincente.
Voglio lasciarvi con una piccola curiosità: pare che l'idea di trarre un film da questo libro sia attualmente in forse, a causa di alcune divergenze tra la scrittrice e Renée Zellweger (l'attrice che l'ha interpretata nei film usciti nel 2001 e nel 2004, ndr), dovute sia alla visione che esse hanno di Bridget, sia a un mancato ringraziamento nel libro all'attrice (sono invece ringraziati i suoi due colleghi, coprotagonisti, Hugh Grant e Colin Firth). Inoltre Renée Zellweger pare non sia troppo entusiasta di riprendere i chili (già in precedenza persi) necessari per interpretare questo ruolo.
Ma c'è di più. Infatti, se il seguito alla fine si farà, è plausibile che non si segui la storia del romanzo che ho qui criticato per voi, ma se ne scriva una nuova, che veda un redivivo Marc Darcy e la moglie alle prese con i problemi dei bambini, in una nuova sdolcinata ma efficace commedia romantica.
Io forse preferirei che si seguisse il libro, anche se non nego che non mi dispiacerebbe troppo vedere questa coppia di nuovo sul grande schermo. E voi? Quale è il vostro parere?
Con questa domanda ho finito.
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

venerdì 22 novembre 2013

IMPERDIBILE PROMOZIONE DI NATALE!

Salve lettori,
voglio informarvi della promozione indetta dalla Casa Editrice Libro Aperto Edizioni per Natale. Dato che questa ricorrenza si avvicina e, con essa, la necessità di comprare regali per amici e parenti, la Libro Aperto ha deciso di vendere i suoi libri a un prezzo speciale, che definisce "prezzo impacchettato".
In alternativa, si può acquistare un libro a prezzo intero, ricevendo in omaggio un secondo titolo.
Béh, cosa aspettate?
Approfittate di questa imperdibile offerta! :)
Per il momento è tutto.

Biancaneve

Ps: i titoli della Casa Editrice Libro Aperto Edizioni sono disponibili sul sito della stessa (http://www.libroapertoedizioni.it/) e in tutti i principali store online, oltre che in alcune librerie (un elenco di queste è presente sul sito appena postato).

giovedì 21 novembre 2013

LIBRO APERTO SHORT STORY

Salve lettori e, soprattutto, scrittori,
vorrei informarvi circa la nuova iniziativa della Casa Editrice Libro Aperto Edizioni, con cui collaboro da quest'anno. La CE ha indetto un concorso settimanale, intitolato Libro Aperto Short Story. Di cosa si tratta? In pratica ogni settimana un lettore, un aspirante scrittore o anche un amante della letteratura può comporre una breve storia in cui devono necessariamente essere presenti le tre parole che la CE indicherà. La mini-storia non dovrà superare le cinque righe e dovrà essere inserita come commento al post settimanale che ogni giovedì verrà pubblicato sulla pagina facebook della Libro Aperto (https://www.facebook.com/pages/Libro-Aperto-Edizioni/401432379950498?fref=ts).
Le storie saranno proposte per tutta la settimana e potranno essere votate pubblicamente (quindi, anche se non scrivete, potete comunque leggere e partecipare ugualmente all'iniziativa). Il commento che riceverà più "mi piace" sarà il vincitore.
Il premio sarà diverso ogni settimana. Questa volta è l'ebook del romanzo E più in alto ancora di Elisabetta Raviola. Le parole con cui potrete competere questa settimana sono: "fuoco; coltello; perdonare".
Allora, cosa aspettate? Prendete la penna o la tastiera del computer e scatenate la vostra fantasia!
 
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

mercoledì 20 novembre 2013

MASTERPIECE o I CASI UMANI

Salve lettori, oggi voglio esprimere anch'io il mio parere su Masterpiece, il talent show degli scrittori, con un po' di ritardo, purtroppo, dovuto al fatto che solo ora sono riuscita a vedere la puntata sul sito della Rai.


Analizziamo il programma. Vorrei mettere in evidenza innanzitutto il talent come spettacolo televisivo. E devo ammettere che, sorprendentemente, funziona. Se devo essere totalmente sincera mi aspettavo un programma noioso e fiacco, privo di gusto. Ma non è così. Le inquadrature sono ottime, così come ottimo è il modo in cui è girata tutta la puntata, che presenta una giusta dose di ironia, colpi di scena e aspettativa.
Riesce a catturare così l'attenzione del pubblico e a mantenerla viva per tutta la durata dello show, show che riesce nell'ardua impresa di non essere né troppo lungo in modo da non sfiancare gli spettatori, né troppo breve in modo da sembrare una caricatura di programma.
Buona è anche la scelta dei giudici, nomi abbastanza importanti dell'intellighenzia italiana, Andrea De Carlo e Giancarlo De Cataldo (per chi non lo sapesse quest'ultimo è l'autore del celeberrimo Romanzo criminale), e internazionale, Taiye Selasi, considerata una delle venti autrici più importanti nel mondo. Il coach dei concorrenti è invece Massimo Coppola, editore di Isbn Edizioni, autore e regista di documentari. Insomma, ragazzi, questa è gente seria.
Ma la cosa migliore di Masterpiece è forse la rubrica finale in cui autori e editori famosi offrono consigli agli esordienti. Un aspetto da non sottovalutare perché non tutti i consigli sono banali, anzi sono forse la parte più sincera di questo spettacolo.
Dopo aver elogiato gli aspetti positivi di questa iniziativa - perché ci sono, e questa cosa credo sia insindacabile e il primo fra tutti è di aver portato in tv la scrittura e i libri in un Paese in cui, non prendiamoci in giro, si legge pochissimo e gli scrittori o pseudo tali prolificano - passiamo ora a criticare la trasmissione che, nonostante tutto, si è rivelata essere esattamente quello che ci si aspettava: un prodotto scadente non perché costruito male, ma perché dominato dall'ottica della tv e quindi dello spettacolo. Vi assicuro che questo non è un controsenso.
Quello che emerge guardando già la prima valutazione fatta dai giudici è che questi ultimi si comportano come degli attori che interpretano ruoli ben definiti: De Cataldo è il piacione, gentile, sempre affabile, empatico, il "poliziotto buono" in pratica; Taiye Selasi è un po' più severa, ma solo all'apparenza, perché in realtà pare andare molto per simpatie; e infine De Carlo è il "poliziotto cattivo", il giudice severo e implacabile, che stronca senza mezzi termini.
Ma questo è il male minore perché è puro e semplice spettacolo e può risultare anche gradevole a vedersi. La cosa peggiore di questo talent è che, come si è già detto e ripetuto in questi giorni, questo è lo show non degli scrittori, ma dei casi umani. I concorrenti che presentano le proprie opere senza avere una storia strappalacrime non vengono considerati e vengono buttati fuori, alle volte anche in malo modo. Passano invece: l'ex carcerato disoccupato siciliano (che fantasia!), l'ex anoressica, l'operaia, il disadattato.
Ora, io non ho avuto la possibilità di leggere gli inediti che i concorrenti hanno presentato, quindi non posso sindacare il giudizio di scrittori di fama mondiale. Sarebbe un'incredibile presunzione e presupporrebbe competenze che io al momento non possiedo. Quello che posso descrivere è ciò che ho visto: probabilmente i romanzi dei concorrenti scartati erano penosi, d'accordo, nulla da eccepire. Ma quanto validi sono quelli scelti? E' questo il dubbio che mi rode.
E questo dubbio deriva da ciò che hanno affermato gli stessi giudici! Costoro hanno infatti dichiarato che le opere degli aspiranti scrittori scelti sono scritte male e da quello che ho capito quello migliore tra i 4 è quello dell'operaia, anche se smielato. Mentre dell'ex carcerato hanno detto che il noir non è proprio perfetto (eufemismo per dire che per quanto la storia sia bella, ci sono molte imprecisioni ed errori a livello sintattico e grammaticale) e del disadattato che è una specie di copia e incolla dei suoi autori preferiti (tutti grossi nomi, eh!) misto a un estremismo da disadattato che esprime con sgrammaticature e impaginazione scadente e privo di una vera e propria trama. Insomma un'accozzaglia di frasi scopiazzate e a effetto, senza una storia. E pensate che è questa l'opera vincitrice della prima puntata!
Ma il caso più eclatante è stato quello dell'ex anoressica. Ovviamente la sua storia è autobiografica (come tutte le altre selezionate) e molto forte perché affronta un tema delicato e spesso sottovalutato. Ma il romanzo è scritto malissimo e lo stile è pessimo, tanto che De Carlo l'ha bocciato, mentre la Selasi l'ha fatto passare, pur criticandolo, solo perché ha vissuto un'esperienza analoga a quella dell'aspirante scrittrice. De Cataldo, invece, ha fatto una figuraccia: infatti, ha prima bocciato l'opera, e poi, dopo che anche De Carlo l'ha respinta (servono infatti due "sì" perché il concorrente venga scelto), ci ha ripensato. Perché? Doveva passare per forza per raccomandazioni? O semplicemente non volevano perdersi questo caso umano con tanto di lacrime di scena?
Passiamo ora alla seconda fase del programma. Il talent è infatti diviso in 3 parti: le audizioni; una prova scritta in trenta minuti; e 59 secondi in cui i due finalisti della puntata devono convincere l'ospite a sorpresa - in questa prima puntata Elisabetta Sgarbi, editore di Bompiani, la casa editrice che si è impegnata a pubblicare in 100.000 copie il romanzo vincitore di Masterpiece - a pubblicare la loro opera.
Per la seconda fase, i quattro concorrenti sono stati portati a gruppi di due in due luoghi differenti: l'ex carcerato e l'ex anoressica in un centro di recupero, mentre l'operaia e il disadattato in un balera. Dopo aver fatto questa esperienza (che è stata, a mio avviso, la parte più carina del programma) i concorrenti hanno dovuto produrre un testo in mezz'ora: i primi due una lettera fingendo di vivere in quel centro di recupero, mentre gli altri dovevano immaginare di vedere i propri genitori ballare ed esprimere le emozioni che questo episodio suscitava loro.
Inutile dirlo: le prove sono state penose, in special modo quelle dei primi due, che sono andati completamente fuori traccia, tanto che - sorpresona! - nessuno dei due è passato alla fase successiva, anche se uno dei due da regolamento avrebbe dovuto necessariamente essere scelto. L'operaia e il disadattato hanno comunque prodotto un compitino da quinta elementare, ma quantomeno non sono andati fuori traccia.
Ora, è lecito domandarsi: possibile che questi candidati arduamente selezionati non siano stati capaci di produrre qualcosa di anche solo vagamente decente? Capisco l'emozione, capisco che il tempo concesso loro era indubbiamente troppo limitato, ma questo quanto può giustificarli? Per uno scrittore non dovrebbe essere un problema eseguire questo compito. D'accordo, magari il risultato non sarà perfetto a causa dell'esiguità del tempo a disposizione, ma anche un bambino di scuola elementare saprebbe fare meglio!
E ora analizziamo la parte finale, quella che mi ha fatto ridere di più, per il tentativo - mal riuscito - di dare un tocco di classe al programma. Elisabetta Sgarbi doveva ascoltare in ascensore per 59 secondi i due candidati, naturalmente separatamente. Devo ammettere che qui i due non se la sono cavata male e devo ammettere di invidiarli: chi non h mai sognato di avere a disposizione un solo minuto per convincere un famoso editore circa la validità del proprio lavoro? Di far emergere in poche parole la loro passione, la forza della propria storia e delle motivazione che li spingono a fare o a cercare di fare questo difficile mestiere?
E allora perché mi ha fatto ridere? Perché hanno cercato di far passare Elisabetta Sgarbi per Miranda Priestley de Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, calcando addirittura la mano affermando senza mezzi termini che quanto meno Miranda ha un lato umano (ma hanno visto solo il film? Perché nel romanzo questo lato umano non c'è, ndr. Per ulteriori informazioni, potete dare un'occhiata qui http://biancanevecritica.blogspot.it/2013/07/il-diavolo-annoiato.html).
A conti fatti, la Sgarbi, che aveva letto entrambi i romanzi dei concorrenti, si è dimostrata molto piatta. Ha gentilmente affermato che i due romanzi sono entrambi molto belli e forti, ma non ha mosso alcuna critica costruttiva. E di certo ce lo saremmo aspettati, specie dall'editore di una casa editrice da sempre considerata un po' snob perché pubblica quasi solo autori o di nicchia o del calibro di Umberto Eco e J.R.R. Tolkien.
Insomma, la trasmissione da un punto di vista letterario è stato un fiasco.
Ora, vorrei spendere altre due parole per commentare le critiche che sono piovute addosso a tutti coloro che hanno bocciato il programma. I detrattori sono stati considerati "invidiosi", scrittori falliti o troppo snob per vedere gli indubbi pregi del programma.
Chi scrive ha - come avrete notato - riconosciuto i pregi, ma non ha potuto fare a meno di evidenziare anche gli innumerevoli difetti, che purtroppo sono presenti e non devono essere ignorati.
La scrittura non è spettacolo. La scrittura è Arte. E, per quanto bisogna vederla, ciò deve essere fatto sempre con grande dignità e competenza. E questo in televisione, al giorno d'oggi, non è umanamente possibile. Gli autori del programma si sono sicuramente impegnati moltissimo e i risultati ci sono, ma si sarebbe dovuto dare maggior risalto all'opera e non al personaggio costruito dall'autore.
Ma come fare?
A questa risposta, al momento, non si può rispondere o Masterpiece si sarebbe rivelato un programma completamente diverso da quello che è. Non ci resta che apprezzare comunque l'iniziativa e sperare che nelle prossime puntate si vengano premiate opere ben scritte.
Per il momento è tutto.

Biancaneve

domenica 17 novembre 2013

VOLTATI E SORRIDI

Salve lettori, oggi voglio farvi conoscere un nuovo scrittore che mi ha letteralmente stregata, arrivando nel giro di due settimane a essere considerato dalla modesta opinione della sottoscritta uno dei migliori autori contemporanei esistenti. Si tratta di uno scrittore americano semisconosciuto in Italia, Jonathan Tropper. Classe 1970, insegna Scrittura al Manhattanville College. Ha esordito con Tutto può cambiare, storia romantica di una famiglia media, e della famiglia - in modo particolare di rapporti problematici tra padre/figlio, padre/figlia - parlano tutti i suoi quattro romanzi finora editi in Italia. Di Tutto può cambiare vi parlerò in uno dei miei prossimi post. Oggi, invece, vorrei spendere due parole sull'ultimo romanzo, Voltati e sorridi, il romanzo che me l'ha fatto conoscere.


TRAMA:
Drew Silver è un fallito. A quarantaquattro anni non si aspettava certo di vivere in un residence per uomini divorziati, di aver distrutto ogni rapporto con la figlia diciottenne Casey, di guadagnarsi da vivere vendendo il proprio sperma alla banca del seme e suonando la batteria a matrimoni e feste varie e di ritrovarsi grasso e triste.
Ma la sua vita non è sempre stata un autentico disastro. Una manciata di anni prima era felicemente sposato con Denise e aveva inciso un disco con la sua band che l'aveva reso famoso. Ma quando il cantante del gruppo li ha mollati per tentare - con successo - la carriera solistica, la band si è sciolta, il suo matrimonio è fallito a causa dei suoi molteplici tradimenti, e il suo declino è cominciato. E' ingrassato e si è chiuso in un guscio da cui non vuole uscire. E' come sospeso in un limbo, ad aspettare che quel momento passi.
Ma un giorno tutto cambia. La figlia Casey corre da lui a rivelargli che è incita e a chiedere il suo aiuto e, poco dopo, lui ha un aneurisma celebrale lieve. Sopravvive, ma il medico, promesso sposo di Denise, la sua ex moglie, lo avvisa: se non si farà operare, potrà morire da un momento all'altro. Silver decide di non farsi operare.
Inizia così un periodo frenetico della sua vita: la sua apatia è scomparsa, comincia a recuperare un rapporto con la sua famiglia e in particolare con Casey e Denise. E così, quella che sembrava una condanna a morte si trasforma in una promessa di vita, una vita che non è più in attesa, ma vissuta.

RECENSIONE:
E' un romanzo straordinario. Commuovente, tenero, realistico. E' un romanzo che parla di vita vera, con tutte le complicazioni del caso. Silver è un antieroe dei giorni nostri e tale rimane anche dopo aver scoperto che sta per morire. Il suo cambiamento è lento, ma Silver non smette di combinare casini. Anzi, inizia a combinarli proprio in quel momento. Non c'è alcun miracolo, nessuna redenzione. Silver ricomincia semplicemente a vivere, senza rimanere in attesa, sperando che le cose cambino per magia, ma agendo per cambiarle, anche commettendo errori.
I personaggi sono molto profondi. Oltre al protagonista, sviscerato in ogni dettaglio, c'è tutta una gamma di personaggi mai stereotipati, anche se all'inizio qualcuno può sembrarlo. Casey non è una ragazza che per vendetta contro il padre va a letto con chiunque, come ci si aspetterebbe. E' una brava ragazza e, sorprendentemente, era la sua prima volta. Jack, il migliore amico e vicino di Silver, non sembra altri che un pervertito, uno che si diverte a guardare le studentesse e ad andarci a letto quando può. Ma quella che sembra superficialità reca il marchio indelebile della sofferenza per il matrimonio fallito e per l'amore che ancora lo lega alla moglie e al figlioletto che l'hanno bandito dalle loro vite. E così via... Ogni personaggio reca in sé molto più di quello che emerge, quello che mostrano agli altri. E' come se tutti indossassero una maschera, che va lentamente in pezzi - in alcuni casi solo per pochi secondi - quando Silver, a causa della malattia, comincia a straparlare: l'uomo non riesce ad
arginare i suoi pensieri che vengono messi a nudo di fronte a tutti perché, senza rendersene conto, li esprime ad alta voce.
Lo stile poi è semplicemente sublime. Uno stile a volte secco, deciso, al limite della volgarità ma senza esserlo mai realmente, in altre delicato e fragile. Uno stile che mette a nudo i comportamenti umani con tutte le loro fragilità, mai banale, e che sorprendentemente non usa mai - e sottolineo il mai - frasi da cioccolatino. Le riflessioni sono serie e ci offrono qualcosa a cui pensare, come ogni storia che scrive.
Ma il vero protagonista di questo e dei suoi altri romanzi è la speranza. La speranza di poter cambiare le cose, che la propria vita possa cambiare in meglio, ma non si tratta necessariamente di cambiamenti epocali: sono cambiamenti come il recupero di un rapporto con un figlio, con una famiglia, il recupero della propria identità, di se stessi.
In definitiva, Jonathan Tropper è un vero maestro e i suoi romanzi valgono la pena di essere letti, sognati, desiderati...
Quindi mi permetto di darvi un piccolo consiglio: leggetelo, perché non potreste pentirvene.
Vi auguro, dunque, una buona lettura!
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

domenica 10 novembre 2013

LA REGINA DETRONIZZATA

Un libro vende per la fama del suo autore o per il modo in cui è scritto? Verrebbe da pensare che la risposta esatta sia, purtroppo, la prima. Un libro vende spesso in base a quanto famoso sia l'autore. Ed è proprio il caso de The Cuckoo's Calling (la traduzione italiana del titolo del romanzo Il richiamo del cuculo non rende giustizia all'arguzia di chi l'ha inventato: Cuckoo non è il cuculo, che in effetti non c'entra niente con la storia, ma il soprannome della vittima) che la "mamma" di tutti i Potteriani, Joanne Rowling, ha pubblicato con lo pseudonimo di Robert Galbraith.
Il romanzo infatti è stato un flop all'inizio. Pur avendo ricevuto fin da subito diverse critiche positive (editor e scrittori  avevano già da tempo affermato che non poteva trattarsi del lavoro di un esordiente), le copie vendute erano state poche. Dopo l'annuncio che a scriverlo era stata zia Row il romanzo ha avuto un boom di vendite ed è stato tradotto in tutte le lingue.
Ma questo romanzo merita davvero il successo che ha ottenuto?
Scopriamolo insieme.


TRAMA:
A Londra non c'è nessuno che non abbia sentito parlare del suicidio di Lula Landry, modella di colore nota ai tabloid per i suoi eccessi, i suoi capricci e la sua quasi sovrannaturale bellezza.
Un caso semplice, archiviato nel giro di un paio di giorni, anche se la stampa ha continuato a parlarne per mesi. Tuttavia, non tutti sono sicuri che si sia trattato di un suicidio e tra questi c'è suo fratello, che si rivolge a Cormoran Strike, investigatore privato sull'orlo della bancarotta, per supplicarlo di aiutarlo a scoprire la verità.
Cormoran, ex soldato che ha perso mezza gamba in servizio, dopo qualche esitazione accetta l'incarico e si immerge, con l'aiuto della segretaria interinale Robin, nel mondo sfavillante di Lula, scoprendo che dietro il suicidio della modella si cela, in realtà, l'omicidio perfetto.
Quasi perfetto.

RECENSIONE:
Lo devo ammettere: questo romanzo mi ha delusa. Mi aspettavo molto di più da questo libro, vista l'enorme pubblicità, le critiche positive, e un'autrice del calibro di J.K. Rowling. The Cuckoo's Calling è un buon giallo - neanche troppo originale a dire il vero - ma non è eccezionale. Buono, ma non ai livelli della Rowling. Buono, ma non abbastanza.
La trama è piuttosto banale e si può scoprire l'assassino abbastanza in fretta. Cresciuta con Agatha Christie - dove non si riesce quasi mai a scoprire l'identità dell'assassino, perché gli indizi che dissemina con tanta cura pur essendo sufficienti sono troppo velati - sono abituata a giudicare i gialli in base alla mia capacità di scoprire o meno il colpevole o in quanto tempo ci riesco: un giallo veramente riuscito non dovrebbe permettere che il lettore comprenda il gioco dello scrittore. In questo libro alla Rowling questa capacità manca: è forse perché è il suo primo giallo? Probabile. Potrebbe non avere ancora una completa padronanza del genere a cui vorrebbe dedicarsi (ha già confermato che pubblicherà altri romanzi con Cormoran Strike come protagonista). In questo caso le auguro di riuscire a stupirmi la prossima volta.
Lo stile è quello feroce ma allo stesso tempo delicato che si può riscontrare anche in The Casual Vacancy, privo però di quell'ingrediente in più che tiene il lettore incollato alle pagine, incapace di abbandonare la lettura fino a quando non arriva alla fine. Ho letto il romanzo, ma non l'ho divorato. Lo stile è quasi perfetto - potrei dire - ma non cattura il lettore. Il romanzo procede a rilento, quasi appesantendosi, a parte forse le ultime centocinquanta pagine, un po' più scorrevoli.
L'approfondimento dei personaggi è l'unico elemento veramente degno di nota. E' qui che si riconosce finalmente la Rowling. I personaggi sono unici, autentici, realistici in modo quasi impressionante, ognuno con la sua storia, una storia che non si limita esclusivamente al caso (come nella maggior parte dei gialli), ma che comprende tutta la vita fino ad allora vissuta. E questo vale per tutti i personaggi, compresi quelli minori.
Non si può non rimanere folgorati da Cormoran Strike, la figura che domina la narrazione, anche fisicamente data la sua mole. Il suo carattere, la sua storia personale, il suo aspetto fisico. E' questo che attrae il lettore in realtà e lo spinge a cantare le lodi di questo romanzo mediocre rispetto agli standard a cui questa autrice ci aveva abituati.
Con questo romanzo, palesemente un autogoal, la Regina della letteratura inglese contemporanea è stata detronizzata. Momentaneamente? Lo spero. Per certo potrò dirvelo solo quando uscirà il suo prossimo romanzo.
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

giovedì 7 novembre 2013

La Libro Aperto alla Fiera della Microeditoria di Chari

Salve lettori,
vorrei informarvi che la Casa Editrice Libro Aperto Edizioni da domani venerdì 8 a domenica 10 novembre sarà presente con tutti i suoi titoli e con le ultime novità alla Fiera della Microeditoria di Chiari (BS).
La Dottoressa Antonella Senese, Direttore Editoriale, e Roberta Liberti, Responsabile dell'Ufficio Stampa, saranno presenti con un loro stand venerdì 8 dalle ore 17:40 alle ore 22:00, sabato 9 dalle 10:00 alle 22:00 e domenica dalle 10:00 alle 20:00.
Questa rassegna è giunta alle sua XI edizione. Si terrà nella splendida località di Villa Mazzotti, a Chiari (BS).
Chiunque potesse e/o volesse recarsi alla Fiera può incontrare la Libro Aperto e toccare con mano la qualità dei suoi libri.
 
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

domenica 3 novembre 2013

JANE AUSTEN COLPISCE ANCORA

Salve gente,
oggi voglio parlarvi di una delle mie autrici preferite, Jane Austen. So già che molti di voi - i ragazzi in modo particolare - alzeranno gli occhi al cielo e scuoteranno la testa. Jane Austen, una delle più insulse scrittrici di romanzetti rosa per adolescenti, che tratta storie d'amore banali, condite da balli briosi e chiacchere sciocche. Questa è l'opinione generale che gli uomini hanno dei sei romanzi di Jane Austen. E anche molte donne la pensano allo stesso modo.
Ma è davvero così? Ve lo lascio spiegare da William Deresiewicz, che fino al 2008 è stato professore associato di inglese presso l'Università di Yale. Nel suo La vita secondo Jane Austen, a metà tra romanzo autobiografico e saggio su Jane Austen, Deresiewicz analizza con grande perizia in sei capitoli i sei romanzi di questa scrittrice e, nel contempo, ci trasmette tutta la sua grande passione verso gli stessi, ben consapevole di essere una voce fuori dal coro.
Ora criticherò quest'opera per voi.


TRAMA:
William Deresiewicz ha ventisette anni e frequenta il secondo anno di perfezionamento dopo la laurea per diventare professore universitario. E' un ragazzo presuntuoso, uno di quelli che si credono intellettuali solo perché hanno letto più dei loro coetanei e superiori a chiunque non abbia almeno una laurea. Si iscrive a un corso intitolato "Storia del romanzo", dove il suo professore gli assegna da leggere Emma di Jane Austen. Il ragazzo è deluso e, inizialmente, lo legge pieno di pregiudizi e - com'era prevedibile - il romanzo non gli piace. Lo trova insulso, banale, privo di passione, quasi asettico. Non lo capisce. Solo arrivato a pochi capitoli dalla fine ha come una sorta di illuminazione: comprende le intenzioni dell'autrice e ne rimane colpito. Nella crudeltà e nell'insensibilità di Emma il giovane riconosce sé stesso. Come lui, la protagonista del romanzo è fondamentalmente buona e crede di agire nell'interesse dei suoi amici, mentre in realtà cerca solo un modo per evitare la noia. Con questa nuova consapevolezza, William rilegge il romanzo dall'inizio e scopre, man mano, che ogni singola frase, ogni singola parola persino - anche la più insulsa - è volta verso un unico determinato fine: la consapevolezza che anche le piccole cose sono importanti.
Una volta terminato Emma, un po' per via dei corsi che segue e un po' vinto dalla passione e dalla curiosità, William legge gli altri cinque romanzi in quest'ordine: Orgoglio e Pregiudizio, L'abbazia di Northanger, Mansfield Park, Persuasione, Ragione e sentimento.
Ognuno di questi romanzi lo aiuta a compiere un percorso di crescita interiore. Non accade nessun miracolo: semplicemente William impara a crescere, a rispettare chi gli sta intorno, a non giudicare gli altri con uno sguardo, a non fidarsi troppo delle prime impressioni e a vivere. William continua a commettere errori, ma con una nuova consapevolezza riesce a riconoscerli e a diventare un uomo migliore.

RECENSIONE:
E' un romanzo delicato questo di William Deresiwicz, ma allo stesso tempo un saggio puntuale. Diversamente dai libri dedicati allo studio di questa celeberrima autrice, questo professore ha avuto l'intelligenza di coinvolgere il lettore - stanco delle solite trattazioni sempre un po' asettiche di questo tipo di argomenti - raccontando una parte del proprio vissuto personale, mentre analizza le opere. Dunque, invece che a un saggio, ci troviamo di fronte a un romanzo autobiografico.
Tuttavia, non bisogna pensare che questo sia uno dei tanti romanzetti rosa che in questo periodo vanno tanto in voga, riuscendo a ritagliarsi una gran fetta di pubblico sfruttando il nome di Jane Austen o i suoi personaggi.
Così non è. La vita secondo Jane Austen resta, in ogni caso, un'opera divulgativa che mira ad attirare non solo un ristretto circolo di studiosi, ma anche gli appassionati lettori e gli spassionati detrattori di questa scrittrice.
In definitiva è un'opera frizzante e divertente, ma allo stesso tempo istruttiva, che si consiglia di leggere in contemporanea ai romanzi di Jane Austen: un romanzo e un capitolo, in ordine.
Quindi avete molto da leggere: vi auguro una buona serata e una buona lettura :)
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

Ps: mi sembra inutile parlare dello stile che è, naturalmente, impeccabile.

mercoledì 3 luglio 2013

IL DIAVOLO ANNOIATO

Salve a tutti, lettori. Eccomi di nuovo con un'altra recensione. Questa volta voglio occuparmi di un best seller da cui è stato tratto uno dei film più amati e forse anche più belli degli ultimi anni: Il diavolo veste Prada. Il romanzo è stato scritto da Lauren Weisberger, che prima di diventare una scrittrice ha lavorato come assistente della direttrice di  Vouge America, Anne Wintour. 
Si vocifera che il romanzo sia in qualche modo autobiografico e che il personaggio di Miranda Priestley sia ispirato proprio ad Anne Wintour, che appare alla fine del romanzo come avversaria di Miranda. La Weisberger ha smentito la notizia, eppure le somiglianze tra le due sono tali da non poter essere ignorate: entrambe le donne indossano, infatti, un capo di abbigliamento che le contraddistingue (un foulard bianco di Hermes la Priestley, gli occhiali da sole la Wintour), sono fiduciarie del "Metropolitan Museum of Art", hanno problemi a ricordare i nomi delle persone, sono nate a Londra, non hanno mai frequentato l'università, si sono distaccate dalla famiglia d'origne, indossano la taglia statunitense 0 e hanno due figli da un matrimonio precedente. Senza contare che si ritiene che la Wintour abbia fatto pressioni agli stilisti citati nel libro perché non apparissero nel film come comparse: in caso contrario lei non avrebbe promosso le loro creazioni sul suo giornale. La minaccia ha - evidentemente - avuto successo. Nel film, infatti, l'unico stilista che compare è Valentino Garavani.
Dopo tutto ciò, si può ancora credere alle dichiarazioni di Lauren  Weisberger?


TRAMA:
Andrea "Andy" Sachs è una ragazza ventitreenne neolaureata in giornalismo, in cerca di un lavoro. Si trova così a fare - senza molto entusiasmo per la verità - un colloquio per la prestigiosa rivista di moda Runway, venendo assunta come seconda assistente della direttrice della rivista, la terribile Miranda Priestley. Pur non essendo un vero lavoro da giornalista, la ragazza accetta il posto per fare gavetta e perché le hanno assicurato che se fosse riuscita a resistere un "solo" anno agli ordini di Miranda, la stessa direttrice le avrebbe, con la sua influenza, procurato il lavoro dei suoi sogni.
Andrea si trova così catapultata in un mondo per lei nuovo e frenetico, che però non riesce completamente ad amare, forse anche per colpa di Miranda, che non la tratta come una persona, ma come un automa che deve sempre eseguire i suoi ordini, per quanto impossibili.
Andy è così stressata che perde ben cinque chili, anche perché non riesce sempre a trovare il tempo di mangiare, dovendo star dietro alle richieste strampalate di Miranda, che la chiama a ogni ora del giorno e della notte. E, in alcuni casi, addirittura la donna, dopo averla fatta girare di corsa per tutta New York, non vuole più quello che le ha chiesto e, anzi, la rimprovera per aver eseguito i suoi stessi ordini!
Nel frattempo la vita privata di Andrea rischia di andare a rotoli, perché lei non ha più tempo per nessuno, neanche per se stessa in realtà.
Dopo tutto ciò, riuscirà la ragazza a resistere "solo" un anno in quella rivista di matti?

RECENSIONE:
Il romanzo è narrato in prima persona e questa, pur essendo una scelta intelligente perché permette al lettore di conoscere esattamente quel mondo folle da una persona che di quel mondo non farà mai veramente parte, tuttavia non consente un approfondimento psicologico dei personaggi, che risultano piatti. La stessa Miranda è ritratta in maniera monodimensionale, senza sfumature: Miranda è la "strega cattiva", il "diavolo" appunto, il capo che ammazzeresti senza provare alcun rimorso. Ma non vengono indagati i motivi psicologici per cui Miranda si comporta in quel modo: se è semplice atteggiamento da snob, se è una maschera con cui nascondere la propria natura in un mondo che ti divora se non sei all'altezza delle aspettative, se è sempre stata così, ecc.
Quella di Miranda Priestley dovrebbe essere in un certo qual modo la figura dominante del romanzo, ma viene ridotta a una piccola e meschina donna che si da troppa importanza. Non ha nulla della psicologia che le ha donato l'interpretazione magistrale di Meryl Streep nell'omonimo film.
Lo svolgimento della storia è un po' noioso. Manca, infatti, la brillante vivacità del film. C'è qualcosa di monotono nel libro, quasi che la scrittrice non voglia scoprirsi troppo, forse per timore di eventuali ritorsioni della Winotur o forse perché inesperta. Gli altri romanzi, infatti, tutti successivi a questo, per quanto non eccezionali, sono più piacevoli proprio perché più movimentati.
Per quanto riguarda poi gli altri personaggi, solo quello di Andrea Sachs è ben definito, mentre gli altri sono semplici comparse, in un tentativo non riuscito di arricchire la storia.
Nel complesso il libro è noioso e anche un po' banale.
Il diavolo veste Prada è uno dei rarissimi casi in cui il film è decisamente superiore al libro.
Che altro dire? Negli Stati Uniti è da poco edito il seguito di questo libro, La vendetta veste Prada, in cui ritroviamo gli stessi personaggi dieci anni dopo (così come dieci anni sono intercorsi tra il primo e il secondo romanzo). In Italia uscirà a breve. Spero vivamente che sia migliore, che l'autrice sia cresciuta.
Aspettando di scoprirlo, per il momento è tutto.
 
Biancaneve

mercoledì 19 giugno 2013

CONTEST LETTERARIO

Salve a tutti, lettori. Questo post in realtà riguarda più gli aspiranti scrittori che non i lettori, anche se in qualche modo riguarda anche voi perché potrete votare. Ora vi spiego meglio.
La Casa Editrice Libro Aperto Edizioni, con cui collaboro tramite questo blog (per informazioni circa questa casa editrice di Roma date un'occhiata a post più vecchi), ha indetto un contest letterario, che si intitola "Scrivo... dunque". In pratica ogni aspirante scrittore può partecipare con un massimo di due racconti - che non devono superare le cinquemila battute ciascuno! - sul tema della scrittura.
Si può descrivere la propria situazione di scrittore, le proprie aspirazioni e i propri sogni se questi hanno a che fare con la scrittura, una storia che rifletta la propria personalità di autore o anche - più semplicemente - una storia inventata che abbia come protagonisti assoluti la scrittura e/o lo scrittore.
Il Contest sarà pubblico e si svolgerà interamente sulla pagina Facebook della Libro Aperto Edizioni https://www.facebook.com/pages/Libro-Aperto-Edizioni/401432379950498 dove i racconti potranno essere letti e valutati.
A partire dal 17 giugno 2013 tutti gli interessati potranno inviare i propri racconti, corredati di una foto rappresentativa a scelta dello stesso autore, dopo essere diventati fan della pagina Facebook della Libro Aperto Edizioni.
Tutti i racconti pervenuti verranno condivisi sulla pagina periodicamente a partire dal 1 luglio 2013 in ordine di arrivo, raccolti in un album fotografico della pagina stessa.
Ed ecco ora la parte che riguarda i lettori. Chiunque, infatti, potrà esprimere la propria preferenza per massimo due racconti. Ogni “Mi piace” verrà conteggiato come un punto, mentre ogni “Mi piace” di fan della pagina verrà conteggiato come 2 punti.
La scadenza è fissata per il 30 settembre 2013, mentre ci sarà tempo fino al 15 ottobre 2013 per esprimere la propria preferenza per tutti i racconti pubblicati e per dare modo agli ultimi arrivati di avere la giusta visibilità.
I racconti dovranno essere inviati in formato .doc insieme alla foto di riferimento all’indirizzo mail:
inediti@libroapertonewgeneration.com
Il racconto che riceverà il maggior numero di voti sarà il vincitore e il suo autore si aggiudicherà la possibilità di pubblicare un suo manoscritto in ebook gratuitamente con la Libro Aperto Edizioni (l’offerta resterà aperta per un periodo di sei mesi dalla proclamazione del vincitore. Il manoscritto verrà pubblicato previa valutazione e approvazione della Casa Editrice).
L’ebook verrà distribuito e venduto in tutti gli store online.
I racconti dei primi cinque classificati verranno raccolti in un’antologia del concorso che verrà pubblicata in formato elettronico dalla Casa Editrice e venduta attraverso il sito www.libroapertoedizioni.it e attraverso Amazon.
Iniziativa interessante, vero? Immaginate di riuscire a vincere il primo premio. Se avete già un manoscritto chiuso in qualche cassetto, potrete riuscire a pubblicarlo in formato ebook. E' un'ottima cosa, non trovate? E se anche non riusciste a classificarvi primi, ma tra i primi, potrete comunque vedere pubblicato il vostro racconto in un'antologia formato ebook. Ma mettiamo il caso che non doveste riuscire a classificarvi tra questi primi cinque, tenete conto che - comunque - vi farete leggere da qualcuno (sia della casa editrice che del pubblico di lettori), invece di continuare a tenere tutto quello che scrivete in una cartella del vostro computer.
Inoltre - se tutto questo non dovesse bastarvi - c'è un ulteriore motivo per partecipare, molto valido se siete accaniti lettori: per tutto il periodo in cui il Contest resterà aperto a tutti i partecipanti verrà riconosciuto uno sconto del 20% sui titoli in catalogo della Libro Aperto Edizioni.
Non vi basta neanche questo? Bè, allora, signori miei, siete proprio ingordi! :)
Piuttosto se qualcuno fosse interessato e volesse ulteriori informazioni, può mettersi in contatto direttamente con la casa editrice a questo indirizzo di posta elettronica: direzioneeditoriale@libroapertoedizioni.it.
Bene, a questo punto non mi resta che dirvi: partecipate numerosi e a tutti in bocca al lupo!
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

martedì 18 giugno 2013

INNO ALLA VITA

Salve a tutti, lettori. Sono tornata con una nuova recensione. Questa volta mi occupo di uno scrittore semisconosciuto in Italia, Matthew Quick. Alla maggior parte di voi questo nome non dirà niente. In effetti, di lui in Italia è stato pubblicato un solo libro, il suo romanzo d'esordio. Ora, per questo motivo, forse vi aspetterete una critica negativa da parte mia. In Italia è stato pubblicato solo un libro di questo autore, ergo non è un buon scrittore. Bene, vi sbagliate di grosso. Matthew Quick è davvero uno Scrittore con la S maiuscola.
Come abbiamo assodato, il nome dell'autore non vi dice niente. Ma il titolo del libro vi farà scattare un campanello nella testa. Il titolo del romanzo è Il lato positivo. E sì, proprio lo stesso titolo della bellissima commedia romantica diretta da David O. Russell, che ha come protagonisti l'affascinante Bradley Cooper e la giovanissima Jennifer Lawrence.
Non so chi di voi l'ha visto, ma questo film ha ottenuto ben otto nomination agli Oscar (migliore attrice protagonista, miglior attore protagonista, migliore attrice non protagonista, miglior attore non protagonista, miglior film, migliore sceneggiatura non originale, miglior regia, miglior montaggio), anche se poi ne ha vinto uno solo (miglior attrice protagonista per Jennifer Lawrence).
Sono andata a vedere il film al cinema perché mi incuriosiva, e ne sono rimasta colpita. La storia non era scontata e neppure eccessivamente semplice. Così ho cercato il libro e l'ho letto. E l'ho trovato anche migliore di un film molto ben riuscito. Ora vi spiego perché è così buono e perché dovreste leggerlo (se non l'avete già fatto). In realtà vi consiglierei sia di leggere il libro che di vedere il film (scegliete voi in quale ordine).
 



TRAMA:
Patrick "Pat" Solitano è stato ricoverato nel "postaccio" (un ospedale psichiatrico) per un "tempo indefinito" (quattro anni) per qualcosa che è successo con l'ex moglie Niki. La donna l'ha lasciato, ma lui, ancora innamorato, tiene un diario in cui trascrive tutte le sue azioni volte a migliorare il proprio carattere per cercare di diventare l'uomo che la donna vorrebbe accanto: perdere peso, fare palestra, leggere tutti i libri che Niki - un'insegnante - fa leggere ogni anno ai suoi alunni. Questo diario poi, una volta ricongiuntosi inevitabilmente con la moglie, lo farà leggere a lei, in modo che la donna capisca quanto lui la ami e quanto stiano bene insieme.
Pat è infatti convinto che lui e la moglie siano - in un certo senso - "destinati" a stare insieme. L'uomo vede la sua vita come un film diretto da Dio, che prevede il lieto fine (il ricongiungimento con Niki) dopo una serie di prove (il perdere peso, la lettura, ecc.). E se la prende con chiunque tenti di scoraggiarlo: nella vita bisogna credere in qualcosa ed "essere positivi" sempre.
L'unica che sembra volerlo aiutare è Tiffany, la cognata del suo migliore amico, che ha perso il marito mentre Pat era nel "postaccio". Il senso di colpa per la morte del marito le ha fatto combinare tutta una serie di cazzate e l'ha portata alla depressione e agli psicofarmaci. La donna si offre di mettersi in contatto con Niki, se Pat farà qualcosa per lei: partecipare a una gara di ballo. L'uomo accetta, riconoscente.
Riuscirà Pat a riconquistare Niki? Ci sarà l'"inevitabile" lieto fine di questo film diretto da Dio?

RECENSIONE:
Il libro è davvero ben scritto. Nonostante il romanzo si sviluppi in prima persona, sotto forma di diario, è presente un'introspezione dei personaggi approfondita e molto curata. E' chiaro che ogni personaggio è visto dal punto di vista di Pat, ma - nonostante ciò - l'approfondimento psicologico dei personaggi va molto oltre i suoi giudizi e le sue impressioni. Ogni personaggio non è vivo attraverso Pat, ma è una persona con dubbi, paure, gioie, idee...
Pat è un uomo con le idee chiare: l'unica cosa che vuole è recuperare un rapporto con sua moglie, farsi perdonare per tutte quelle che lui vede come mancanze: l'essere ingrassato, non aver letto i libri che lei amava, essersi concentrato solo sullo sport. Non riflette su quello che la moglie gli ha fatto, sul perché lui è finito in una clinica psichiatrica e deve prendere psicofarmaci e andare da uno psichiatra una volta alla settimana. L'unica cosa di cui gli importa è recuperare il suo matrimonio. E' più di uno scopo: è un'ossessione.
Lo sport la fa da padrone in questo libro: basti pensare alla palestra che la madre di Pat gli fa creare nel garage, e in cui Pat passa le sue giornate ad allenarsi; le lunghe corse che Pat fa ogni giorno, spesso con la compagnia silenziosa di Tiffany, che lo insegue; le partite di football americano che Pat, la sua famiglia e il suo psicanalista seguono (sono tifosi dei Philadelphia Eagles).
Ben studiata e molto ben realizzata è la figura del padre di Pat. E' un uomo taciturno, che sembra quasi odiare il figlio, con cui si rifiuta di parlare da quando è tornato dal "postaccio". Questa cosa mette in crisi il rapporto con la moglie, sempre sul punto di scoppiare in lacrime. Originale e molto commuovente l'evolversi del rapporto sia tra moglie e marito, sia tra padre e figlio.
Ma è Tiffany il personaggio più importante. Tiffany è una donna fragile, che nasconde questa sua fragilità dietro una maschera fatta di sfacciataggine. E' una donna sola che ha bisogno di affetto e di qualcuno che capisca la sua situazione. E' convinta che la morte del marito sia stata colpa sua e per questo motivo sta rovinando lentamente la sua vita. Si è fatta cacciare dal lavoro, si trucca troppo, esce solo con uomini che vogliono usarla, e non riesce a lasciarsi andare. L'unica cosa che la fa stare davvero bene è il ballo, disciplina in cui è davvero eccezionale.
E' sviluppato in maniera delicata lo sviluppo del rapporto che si instaura tra Pat e Tiffany. Una simpatia istintiva, forse, ma che diventa collaborazione, affetto, stima reciproca, anche se intaccata dallo stato mentale e dai problemi psichici che affliggono entrambi.
La storia è raccontata con uno stile fluido, che mescola sapientemente il flusso di coscienza con la narrazione delle vicende accadute.
Nel complesso il romanzo è commuovente, delicato e scritto davvero molto bene. Ne servirebbero di più di scrittori come Matthew Quick, capaci di raccontare storie forti con grazia, leggerezza, ma senza tralasciare la componente tragica, in una società in cui tutti ormai - anche i calciatori, i cantanti, le "casalinghe disperate", ecc. - si credono scrittori.
Per il momento è tutto.

 

Biancaneve

giovedì 11 aprile 2013

Promozioni di aprile!

Salve lettori, ora invece vorrei segnalarvi che per il mese di Aprile la casa editrice Libro Aperto Edizioni indice due promozioni.
Innanzitutto tutti i cartacei fantasy sono in offerta sul sito della Libro Aperto Edizioni a prezzi ribassati e con spedizione gratuita (ma solo se li ordinate dal sito!). Vi posto qui il link, dove sono indicati i libri in offerta con relativo nuovo prezzo. http://www.libroapertoedizioni.it/1/collana_j_r_tolkien_2861822.html
L'altra offerta riguarda il manuale Donne: come sopravvivere, che si trova nella collana "Light Books". Il manuale verrà venduto per tutto il mese di Aprile a soli 0,99 centesimi. Naturalmente si tratta della versione in formato ebook e il libro deve sempre essere ordinato dal sito stesso: http://www.libroapertoedizioni.it/ 
Vi auguro buona lettura!
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

"Oltre l'oscurità" di Alessandra Paoloni

Salve a tutti, lettori! Sono qui per darvi delle comunicazioni riguardarti la casa editrice Libro Aperto Edizioni con cui - come detto in precedenza - da poco collaboro.
Innanzitutto vi informo che è uscito da pochissimo un romanzo fantasy - storico molto interessante e promettente. Il romanzo si intitola Oltre l'oscurità. L'autrice è la giovane Alessandra Paoloni. Il libro è presente solo in formato digitale, in quanto rientra nel progetto "new generation". Questo progetto vede la casa editrice investire nelle pubblicazioni in formato ebook, molto popolari tra i giovani, in quanto presentano i vantaggi di costi irrisori (questo romanzo lo potete trovare a soli 1,99 euro!), di non occupare spazio in case già abbondantemente invase dai libri (io ne so qualcosa!), di poter essere comodamente letti seduti davanti al pc o dovunque sul reader (per chi ne avesse uno).


TRAMA:
La famiglia Cavendish vive nella tenuta di Landlord, dove si verificano strani presagi e dove oscure forze maligne si vogliono impossessare degli umani, che cercano di combattere per un mondo migliore.
Eleanor è ancora una bambina quando sua madre viene uccisa in una notte oscura. Ormai donna, conoscerà l'amore con Dorian Eliot, che l'aiuterà a scoprire la verità su quella morte che le ha sconvolto la vita.
Tra passato e presente, sospetti e perplessità, i due protagonisti riusciranno a sconfiggere il Maligno e a realizzare il loro sogno d'amore?

CHI E' ALESSANDRA PAOLONI?
Alessandra Paoloni è nata a Tivoli l'11 marzo 1983. Esordisce nel 2008 con la raccolta poetica Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento con la casa editrice Il Filo. Pubblica poi i romanzi fantasy Un solo destino e Heliaca la pietra di luce, editi dalla 0111 Edizioni. Nel 2012 esce il romanzo La stirpe di Agortos, pubblicato però con lo pseudonimo di Elisabeth Gravestone. Suo è anche La discendente di Tiepole, un paranormal fantasy.
E' tra i vincitori del concorso "On the road: diari di viaggio", indetto da Libro Aperto Edizioni, con il racconto "Sulla strada per la fine".
E' tra i finalisti del concorso "Impronte d'amore", indetto dalla Butterfly Edizioni, con il racconto "Come il vento su Top Withens".
E' una delle vincitrici del concorso "racconti d'amore", indetto sempre dalla Libro Aperto Edizioni, con il racconto "Fantasmi del passato".
Attualmente collabora come scrittrice per alcuni periodici indipendenti e per una rivista online.

sabato 6 aprile 2013

Intervista con Dorotea De Spirito

Rieccomi lettori. Oggi sono qui con l'intervista alla giovane autrice viterbese Dorotea De Spirito. Nata il 23 maggio del 1991 ha vissuto a Viterbo, dove ha frequentato il Liceo Classico Mariano Buratti. Attualmente è iscritta al corso di laurea in Lettere Moderne presso l'Università Cattolica a Milano, città in cui risiede.
Nel 2008 ha esordito con il romanzo Destinazione Tokio Hotel, pubblicato dalla casa editrice Mondadori. Ha continuato la collaborazione con la casa editrice pubblicando nel 2009 Angel, nel 2011 Dream e nel 2012 Devilish.


Biancaneve (B): Buongiorno, signorina De Spirito. Sono molto lieta di ospitare la sua intervista nel mio piccolo blog di critica letteraria. Come prima domanda credo sia d'obbligo chiederle di presentarsi brevemente ai nostri lettori.
Dorotea De Spirito (DDS): E' un piacere rispondere al vostro invito e essere ospite sul Blog, vi ringrazio per avermi contattata. Il mio nome è Dorotea De Spirito, ho ventun anni, sono di Viterbo, Lazio, ma da due anni vivo a Milano dove frequento il corso di Lettere Moderne e Editoria presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono autrice di quattro libri per la casa editrice Mondadori, usciti tra il 2008 e il 2012: "Destinazione Tokio Hotel", "Angel", "Dream" e "Devilish".
 
B: Parliamo adesso del suo esordio. Lei ha pubblicato giovanissima il suo primo romanzo "Destinazione Tokio Hotel", nel 2008, e con una casa editrice importante, qual è la Mondadori. Cosa può dirci di questo libro? Come le è venuta l'idea per il romanzo, quanto tempo ha impiegato a scriverlo, ha sempre voluto pubblicarlo o all'inizio l'ha scritto esclusivamente per se stessa?
DDS: "Destinazione Tokio Hotel" è stato proprio l'inizio di tutto. Era il 2008 e avevo appena sedici anni quando completai questa storia; ricordo di averla iniziata spinta da una grandissima necessità personale e anche da una forte gioia, era come se pagina dopo pagina stessi facendo un regalo a delle persone che non conoscevo e mai probabilmente avrei conosciuto, ma a cui sentivo di dovere tantissimo e di amare tantissimo: i membri di quella band. Inizialmente era una cosa mia e anche loro in qualche modo, ma ho sempre tenuto a mente anche le altre ragazze e fan, come se desiderassi fare questo piccolo dono anche a loro. Naturalmente poi il libro, uscendo, ha generato molto parlare di sé ed è stato sia apprezzato sia più criticato, come credo fosse naturale dato il contesto a cui era legato. Ho impiegato poco a completarlo: non più di un mese, ma si tratta di una storia molto breve. Non appena lo ho terminato, ho desiderato provare a fare il passo successivo e condividerlo con il resto del fandom, quindi ho iniziato a cercare indirizzi, recapiti... e, incredibilmente, la Mondadori ha risposto.
 
B: E arriviamo al suo secondo romanzo, "Angel", che l'ha resa nota specialmente tra i ragazzi della nostra generazione. Il genere è quello molto in voga tra i giovani: l'amore impossibile tra due personaggi che sono l'uno l'opposto dell'altro. Come le è venuto in mente lo spunto per questa storia?
DDS: In realtà, "Angel" fu molto "precoce", quando lo ho iniziato era il 2008 e a malapena era uscito il romanzo della Meyer, se ben ricordo. ; c'era ancora ben poco Urban Fantasy in giro, per non parlare di Angeli o Demoni, a sento stava saltando fuori qualche Vampiro! Quindi ha avuto una genesi estremamente naturale e per nulla dettata da un genere in voga o qualcosa di simile. La storia di "Angel" è nata dal curioso intreccio di tre ingredienti: la canzone dei Pink Floyd riportata anche a inizio libro, i primissimi due versi che citano: So, so you think you can tell Heaven from Hell? Mi risuonava in testa da settimane, come un'ossessione; da un personaggio come quello di Vichi, che aveva iniziato a comparirmi in testa già quando avevo quindici anni, ma che poi avevo tralasciato; infine dal passo del "Simposio" di Platone, che descrive l'Amore e lo rappresenta come un demone scalzo e povero, figlio di Povertà e Ingegno. I tre elementi si sono fusi e hanno generato questa storia, dove l'amore è un demone ed è la sola cosa capace di unire Paradiso e Inferi, un angelo - senza ali - e un demone. Quando ho terminato "Angel" quasi mi vergognavo dei personaggi, mi sembrava una storia troppo strana e l'ho proposta alla Mondadori con molto timore.
 
B: Passiamo ora a "Dream". Questo romanzo sembra quasi una favola bella, la favola che ogni ragazza al liceo sogna. Cosa può dirci in proposito?
DDS: "Dream" è un romanzo di passaggio, è molto più malinconico e maturo di "Angel" e anche di "Devilish", a mio avviso, solo che il lieto fine e la matrice onirica della storia nascondono questo aspetto nella lettura di alcuni. La storia di Esperia e del suo strano incontro e punto di unione in sogno con un ragazzo sconosciuto e apparentemente lontanissimo anche da un punto di vista geografico è nata da un articolo e dal vero caso di un ragazzo inglese: Adam Pacitti, che si è innamorato di una sconosciuta vista in un suo sogno. Adam non si è arreso ed ha iniziato a cercare questa ragazza, convinto della sua esistenza e del suo sentimento. Anche per Esperia è così, William esiste e tra i due nasce un legame fortissimo e particolare, nei sogni non c'è la superstar inglese e la ragazza più adulta della sua età che vive da sola e si preoccupa dell'ultimo anno di liceo e della maturità, ma due ragazzi che si salvano a vicenda dai ricordi più dolorosi del loro passato, dal male che hanno ricevuto e che da soli non sono riusciti a sconfiggere.
 
B: Ed eccoci arrivati a "Devilish", la sua ultima fatica. Ammetto di averlo letteralmente divorato in tre ore, e le faccio i miei complimenti per i miglioramenti che ha apportato allo stile. Sono curiosa di sapere: ha sempre pensato di scrivere questo sequel di "Angel" o l'idea le è venuta in seguito?
DDS: "Angel lasciava aperte tante possibilità e anche punti di domanda e elementi da sviluppare maggiormente, quindi ho colto l'occasione del successo di "Angel" per sentirmi autorizzata a tornare sulla vicenda e continuarla come meritava.
 
B: Passiamo ora ai personaggi. Cominciamo da quelli femminili: Nadia, Vittoria ed Esperia. Tre ragazze diverse, tre ragazze che hanno preso vita grazie alla sua fantasia. Cosa ci dice di loro? E, soprattutto, c'è qualcosa di lei in questi tre personaggi? In caso contrario, si ispirano a qualcuno che conosce o sono pure e semplici invenzioni.
DDS: Naturalmente nascondono tutte alcuni aspetti di me, credo sia inevitabile dal momento che sono personaggi femminili e mie coetanee nei tempi in cui ho scritto ogni libro e per di più voce narrante. Ho cercato sempre di essere molto onesta nella mia scrittura, sono sicuramente  ancora acerba, imprecisa o peggio per qualcuno, ma almeno ho sempre cercato di essere onesta e naturale e di far parlare personaggi reali. Nadia aveva quattoridici anni e io sedici, Vichi ed Esperi poco più e io con loro, le voci sono le voci di ragazze della loro età, con i loro dubbi, problemi e desideri. Forse oggi non riuscirei a descrivere Nadia come ho fatto nel 2008, a sentire le cose come le sentiva lei e questo vale per le altre. Ognuna di loro ha un po' di me nel momento in cui ho scritto le loro storie e la cosa più sorprendente è stato come alcune di loro siano diventate me senza che me ne accorgessi: Esperia è forte e ha un dolore che non ha ancora superato, Vichi ha dei dubbi e delle debolezze  ma è disposta a ribaltare il mondo per difendere le poche certezze  della sua vita e i suoi affetti. E Nadia, la piccola Nadia, è diventata me senza davvero che me ne accorgessi, le sue domande, i suoi interrogativi: chi sono, cosa posso essere o diventare? erano gli stessi che avevo dentro, ma ci voleva lei per farmelo capire.
 
B: Guglielmo e William sono invece i protagonisti maschili, rispettivamente di "Angel" e "Devilish" e di "Dream". In alcune interviste, che ha precedentemente rilasciato, ha dichiarato che entrambi i personaggi sono ispirati a Bill dei Tokio Hotel. E' esatto?
DDS: Esatto e inevitabile. Sono i due personaggi cardine dei libri e l'altra metà del mondo delle sue protagoniste, sono ispirati in parte a quella che per me rimarrà sempre una persona importantissima. Dico in parte perché per me è sempre come fare un omaggio a Bill, ma non posso fare di più che ricordarlo con qualche espediente esteriore e interiore: qualcosa di lui nell'aspetto di Guglielmo e di William, qualcosa nei modi. Ma non posso spingermi oltre perché alla fine credo che quello che davvero determina un personaggi sia la sua interiorità e il suo modo di vedere il mondo, e queste informazioni io non le ho.
 
B: La saga di "Angel" con l'uscita di "Devilish" può dirsi conclusa o dobbiamo aspettarci un terzo libro sulle avventure di Vittoria e Guglielmo?
DDS: No, penso sia tempo di lasciarli sereni a godersi un po' di meritata pace e felicità.
 
B: Sta lavorando a un altro romanzo, ultimamente?
DDS: Qualcosa bolle in pentola, ma è troppo presto per pronunciarsi.
 
B: Il suo romanzo più famoso è un urban fantasy. E' intenzionata a continuare su questo genere o desidera sperimentare generi diversi? Se sì, quali?
DDS: "Angel" è un urban fanstasy, "Dream" non ha genere, "Destinazione Tokio Hotel" è un romanzo di formazione... Non amo le etichette o i paletti, continuerò a scrivere in libertà, se ne verrà fuori un altro urban ne sarò lieta, ma anche se dovessi allontanarmi dal genere.
 
B: I temi portarti dei suoi romanzi - almeno è quello che si evince - sono l'amore e l'amicizia. Quanto contano questi due sentimenti per lei?
DDS: Sono due temi presenti e importantissimi per la vita di chiunque, credo. Specie quando si è giovani: si ha un modo di percepire certe emozioni che è amplificato e meraviglioso e credo vada apprezzato e vissuto fino in fondo, almeno finché dura. Ma, curioso, se mi si dovesse chiedere quali sono i due elementi che maggiormente reggono le mie storie, risponderei: l'essere quel che si è e il lottare per crescere e difendere il proprio io.
 
B: Le è iscritta alla facoltà di Lettere Moderne alla Cattolica di Milano. Cosa sogna di fare "da grande"? Continuerà a fare la scrittrice?
DDS: Spero di poter continuare a scrivere e sono felicissima del mio corso di studi che nutre il mio cuore e la mia passione giorno dopo giorno. Da grande, se proprio devo diventarlo, mi piacerebbe restare nel mondo della carta stampata e dei libri anche in una posizione di più addetta ai lavori.
 
B: Dia dieci consigli a tutti gli aspiranti scrittori.
DDS: 1) Leggete come dei matti, non si può scrivere senza essere degli appassionati e famelici lettori.
2) Leggete cose diverse e non vi concentrate troppo solo su un genere o momento storico.
3) Trovate del tempo per la vostra passione, i compiti, le interrogazioni e gli impegni ci sono sempre, ma a volte è meglio mettere da parte per un'oretta il libro di geografia astronomica e fermare su carta una certa idea, piuttosto che perderla.
4) Cercate di esercitarla ogni giorno o quanto più spesso vi è possibile.
5) Siate curiosi e creativi a trecentosessanta gradi, dal nulla non nasce nulla, le storie più belle sono nascoste nei colori, nella musica, nelle foto e nei casi particolari che ci circondano.
6) Il mondo dei libri è un mondo che cambia molto velocemente, siate sempre attenti e ricettivi alle novità, mai troppo prevenuti.
7) Nutritevi del mondo antico, non si può prescindere da quello.
8) Apprezzate la vostra sensibilità e anche il vostro dolore, uno scrittore con l'animo in pace non è uno scrittore.
9) Siate umili e coraggiosi: umili quando ci sarà da correggere, riscrivere, tagliare passi interi e ricevere un rifiuto, anche dieci rifiuti. Non cadete nella facile trappola di chi pensa di scrivere capolavori incompresi e di essere puntualmente rifiutato e superato da spazzatura raccomandata.
10) Ma siate tanto coraggiosi, perché dopo quei dieci rifiuti dovete rimboccarvi le maniche e mandare altre cento mail, senza arrendervi mai.
 
B: E, per ultima, la domanda più attesa (almeno per me). Lei avrà sicuramente letto le critiche/recensioni che ho fatto sul blog sui suoi ultimi tre romanzi (ammetto di non aver ancora letto "Destinazione Tokio Hotel"). Ora le chiedo di dirmi cosa pensa di quello che ho scritto a proposito dei suoi libri. Naturalmente lei ha il diritto di replicare su qualunque punto ritenga opportuno. Oggi tocca a me essere criticata.
DDS: Ahah, volentieri. Dunque inizierei dalla prima recensione, quella di "Angel". Purtroppo la primissima osservazione che mi viene da fare riguarda il momento in cui il libro è stato letto: il 2012, a tre anni dalla sua uscita. Un libro, naturalmente, dovrebbe rimanere un buon libro sia che sia letto nel momento della sua uscita, sia che sia letto dopo molto tempo, ma nel caso di "Angel" una lettura ritardata nel tempo rischia sempre di offuscarlo e di creare la brutta sensazione che sia un libro che si ricalca su altri testi, altri urban fantasy nello specifico, che sono usciti molto dopo. Detto questo, sono state sollevate questioni giuste e interessanti e apprezzo il fatto che sia stato precisato che è un'impresa che ho affrontato a soli diciassette anni.
Quanto alla prima persona singolare narrante, mi sento in dovere di precisare che non è stata una scelta dovuta al desiderio di essere la protagonista, ma di creare un flusso di coscienza costante e una focalizzazione completamente calata nell'interiorità della protagonista. Come nel mio primo libro, volevo far vedere il mondo di Vittoria, farlo sentire, respirare, toccare e per questo mi servivano i suoi occhi, la sua voce; come far immergere il lettore nei suoi interrogativi, nelle sue paure, in modo più diretto? Certo, questo ha dei limiti, i personaggi cattivi che arrivano solo in un secondo momento, come mi fa notare la critica, ma anche questo in realtà è un preciso intento che in "Angel" ho perseguito: desideravo creare una storia che procedesse in climax, sempre più velocemente e in modo affannoso, quando il male e il lato più negativo si palesa. fino al culmine che, infatti, si palesa nella parte finale.
Passando a "Dream", non ho molto da dire, tranne che mi ha stupito il richiamo a una fanfiction: non mi era mai stato detto e, tranne per il fatto di aver reso William un cantante, non ci avevo proprio pensato. Sarà che sono sempre abituata a difendere "Destinazione Tokio Hotel" da questo tipo di lettura! Comunque "Dream" non voleva richiamare quel tipo di testo ed Esperia vive da sola non per facilitarle le cose e rendere possibili spostamenti e cambi di idea da fanfiction, ma per sottolineare la dimensione adulta e concreta della sua vita.
Il suo personaggio vive due esistenze, lei stessa lo sottolinea più volte nel corso del romanzo: da una parte la ragazza che vive da sola, provvede a se stessa e pensa alla scuola, al futuro in modo serio e pragmatico. Anche Valerio è parte di questo mondo, rappresenta il sentimento reale e sicuro, pulito da ogni sogno, ogni rischio e anche ogni paura. Dall'altra questo strano mondo fatto di ricordi, di passato, futuro e di uno strano ma potente legame che sente nascere con quello che resta, fino a prova contraria, un estraneo: William. Con cui parla in inglese, come ho sottolineato in modo più esplicito in uno degli ultimi capitoli, quando Esperia pronuncia le parole "Ti amo" e lo fa nella sua lingua, in italiano, provocando una reazione di non comprensione da parte di Will e la successiva bugia per dirgli addio: "Significa addio, significa a mai più". Sono una sostenitrice di quello che viene chiamato il patto verosimile, tra lettore e autore, per cui il lettore accetta e viene incontro a quello che l'autore racconta, anche quando è necessario un compromesso. Ultimissima osservazione: che dolore leggere che Esperia: "Esperia infatti non ha mai superato il fatto di non essere stata accettata da alcuni bambini a una festa, di essere stata presa in giro e rifiutata da tutti". In effetti è qualcosa del genere ma in modo un po' meno semplificato. Entrambi i protagonisti hanno vissuto un dolore e non lo hanno mai superato, mai vinto da soli, con le loro sole forze. Esperia da bambina ha subito un trauma, è stata distrutta psicologicamente, fatta a pezzi nella sua interiorità e chiusa dentro uno stanzino buio come un animale da torturare. William è stato abbandonato dalla persona che amava perché non credeva né in lui né nel suo sogno. Questo è il buio dei due protagonisti. La paura che non riescono a vincere da soli, ma che riescono ad affrontare insieme, in questo strano "insieme" che il tempo di un sogno riesce a creare.
Infine "Devilish", ho notato che è stato visto non proprio positivamente il ricorso all'uso di fonti antiche per la discesa negli Inferi: una scelta voluta e coerente col mondo pagano e non cristiano o teologico, che ho voluto creare con i miei angeli e i miei demoni, più simili alla figura del daimon. Gli inferi sono inferi pagani e dalla tradizione: con porte, la guardia di Cerbero e perfino Arpie assetate di sangue, non è stata notata la citazione di Dante e della selva dei suicidi, ma c'è anche quella :)
Mi stupisce un po' l'osservazione sullo sviluppo dei personaggi: ho sempre l'impressione e il timore opposto, di far parlare troppo la psicologia e l'interiorità dei miei personaggi in un mondo narrativo che oggigiorno sembra preferire libri pieni di azioni e reazioni, ben venga questa osservazione, quindi, mi ha stupito e per certi aspetti quasi sollevato.
Per concludere ho apprezzato queste critiche, ben elaborate e costruttive, e ho decisamente gradito il costante incoraggiamento a continuare a migliorare e fare di più.
Grazie Biancaneve :)