domenica 24 novembre 2013

IL NUOVO ROMANZO DI BRIDGET JONES TRA LIBRI E FILM

Buonasera miei cari lettori compulsivi, rieccomi qui, come promesso, con la mia critica settimanale. Questa volta ho scelto per voi un romanzo edito da poco: Bridget Jones. Un amore di ragazzo di Helen Fielding. E' - come immaginerete o forse già saprete - il seguito degli altri due romanzi Il diario di Bridget Jones e Che pasticcio, Bridget Jones!, pubblicati rispettivamente nel 1995 e nel 1999. Sono passati, dunque, ben diciotto anni dal primo romanzo e quattordici dal secondo. E' curioso che abbia fatto passare così tanto tempo prima di scrivere questo sequel e in questo è stata "seguita a ruota" da una sua collega, sempre autrice di chick - lit, Lauren Weisberger, autrice de Il diavolo veste Prada, di cui poche settimane fa è uscito il seguito, La vendetta veste Prada, a distanza di dieci anni e di cui vi parlerò in una delle prossime critiche, appena riuscirò a mettere le mani su quel libro :)
Cosa spinge uno scrittore a scrivere il seguito del suo best seller a anni e anni di distanza? Nostalgia? Smielato sentimentalismo? Desiderio di riuscire a emulare le scarse vendite dei romanzi successivi? O di riprendere un'identità a lungo celata?
Proviamo a scoprirlo insieme.
 
 
TRAMA:
Bridget Jones è tornata. Ha cinquantun anni, due bambini piccoli ed è di nuovo single. Suo marito Marc Darcy è infatti morto cinque anni prima. Dopo poco più di quattro anni di lutto, in cui si è lasciata andare, i suoi amici di sempre l'hanno convinta a rimettersi sul mercato. Nell'era di internet, Bridget si iscrive su Twitter, dove conosce Roxster, affascinante toy-boy ventinovenne. I due iniziano una relazione, ma a mettersi in mezzo, oltre alla differenza di età, anche l'affascinante Mr. Wallaker, insegnante presso la scuola elementare del figlio di Bridget, Billy.

RECENSIONE:
Premetto che pur non avendoli - aggiungerei per il momento - criticati qui, ho letto i primi due romanzi della saga di Bridget Jones proprio all'inizio di quest'anno e li ho trovati piuttosto banali e insulsi, privi della brillante frivolezza dei film, che potrei citare a memoria. E' quindi con curiosità professionale che mi sono accinta a leggere quest'ultimo libro che, devo ammettere, mi ha stupito. Superato lo shock inziale per la morte di Marc Darcy, mi sono resa conto che, pur non essendo eccezionale, riesce a far emergere con delicatezza e ironia il problema del ritrovarsi single a cinquant'anni, quando i coetanei preferiscono le donne più giovani e le donne si sentono sole, insicure e soprattutto vecchie, anche se ancora non lo sono. In più i figli a carico sembrano complicare una eventuale vita amorosa, specie se, come in questo caso, molto piccoli (Mabel, la figlia, frequenta la scuola elementare, mentre Billy, il maggiore, l'elementare).
Mi sono comunque molto divertita a leggere questa storia.
Ho trovato lo stile della Fielding notevolmente migliorato: mentre nei primi romanzi questo è piuttosto sintetico, forse troppo prosaico, in questo romanzo è privo di quelle incertezza che hanno caratterizzato gli altri. Buona anche l'idea di iniziare la storia in itinere, facendoci vedere Bridget già alle prese con la sua storia d'amore con Roxster, e solo dopo farle inserire alcune pagine del suo diario dell'anno precedente per farci capire cosa sia successo precedentemente e farci conoscere le fasi del suo lento ritorno alla vita.
Anche i personaggi sono meglio approfonditi, anche se ho trovato un po' banale il personaggio di Mr. Wallaker, che in un certo qual modo vuole far ricordare Marc, senza riuscirci veramente. Non vi nascondo che la mia avversione per questo personaggio possa derivare in parte o del tutto dal fatto che egli è, effettivamente, colui che soppianterà Marc Darcy, tuttavia dubito che si tratti solo di questo: infatti Mr. Wallaker appare troppo compassato e la loro storia non può non ricalcare in qualche modo quella tra Bridget e Marc. Forse sarebbe stato meglio creare un personaggio completamente diverso, un po' come lo è Roxster, adorabile trentenne che si innamora seriamente di Bridget, pur avendo iniziato la loro storia un po' come un gioco.
Un personaggio complesso, quello di Roxster, che è ben delineato (a differenza di quello di Mr. Wallaker), e in qualche modo verosimile.
Ma è Bridget a essere impagabile. Questa Bridget ha dei punti in comune con la Bridget trentenne. Come lei è insicura e si entusiasma facilmente, facendo i suoi abituali sogni a occhi aperti, tuttavia ha una consapevolezza tutta nuova, donatale dalla vita che ha condiviso con Marc.
Ho fondate ragioni per credere che Helen Fielding si sia ispirata in parte anche ai film perché alcune frasi e atteggiamenti descritti sembrano derivare più dalla versione cinematografica dei suoi romanzi, che da romanzi stessi. E forse è stata questa l'idea vincente.
Voglio lasciarvi con una piccola curiosità: pare che l'idea di trarre un film da questo libro sia attualmente in forse, a causa di alcune divergenze tra la scrittrice e Renée Zellweger (l'attrice che l'ha interpretata nei film usciti nel 2001 e nel 2004, ndr), dovute sia alla visione che esse hanno di Bridget, sia a un mancato ringraziamento nel libro all'attrice (sono invece ringraziati i suoi due colleghi, coprotagonisti, Hugh Grant e Colin Firth). Inoltre Renée Zellweger pare non sia troppo entusiasta di riprendere i chili (già in precedenza persi) necessari per interpretare questo ruolo.
Ma c'è di più. Infatti, se il seguito alla fine si farà, è plausibile che non si segui la storia del romanzo che ho qui criticato per voi, ma se ne scriva una nuova, che veda un redivivo Marc Darcy e la moglie alle prese con i problemi dei bambini, in una nuova sdolcinata ma efficace commedia romantica.
Io forse preferirei che si seguisse il libro, anche se non nego che non mi dispiacerebbe troppo vedere questa coppia di nuovo sul grande schermo. E voi? Quale è il vostro parere?
Con questa domanda ho finito.
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

venerdì 22 novembre 2013

IMPERDIBILE PROMOZIONE DI NATALE!

Salve lettori,
voglio informarvi della promozione indetta dalla Casa Editrice Libro Aperto Edizioni per Natale. Dato che questa ricorrenza si avvicina e, con essa, la necessità di comprare regali per amici e parenti, la Libro Aperto ha deciso di vendere i suoi libri a un prezzo speciale, che definisce "prezzo impacchettato".
In alternativa, si può acquistare un libro a prezzo intero, ricevendo in omaggio un secondo titolo.
Béh, cosa aspettate?
Approfittate di questa imperdibile offerta! :)
Per il momento è tutto.

Biancaneve

Ps: i titoli della Casa Editrice Libro Aperto Edizioni sono disponibili sul sito della stessa (http://www.libroapertoedizioni.it/) e in tutti i principali store online, oltre che in alcune librerie (un elenco di queste è presente sul sito appena postato).

giovedì 21 novembre 2013

LIBRO APERTO SHORT STORY

Salve lettori e, soprattutto, scrittori,
vorrei informarvi circa la nuova iniziativa della Casa Editrice Libro Aperto Edizioni, con cui collaboro da quest'anno. La CE ha indetto un concorso settimanale, intitolato Libro Aperto Short Story. Di cosa si tratta? In pratica ogni settimana un lettore, un aspirante scrittore o anche un amante della letteratura può comporre una breve storia in cui devono necessariamente essere presenti le tre parole che la CE indicherà. La mini-storia non dovrà superare le cinque righe e dovrà essere inserita come commento al post settimanale che ogni giovedì verrà pubblicato sulla pagina facebook della Libro Aperto (https://www.facebook.com/pages/Libro-Aperto-Edizioni/401432379950498?fref=ts).
Le storie saranno proposte per tutta la settimana e potranno essere votate pubblicamente (quindi, anche se non scrivete, potete comunque leggere e partecipare ugualmente all'iniziativa). Il commento che riceverà più "mi piace" sarà il vincitore.
Il premio sarà diverso ogni settimana. Questa volta è l'ebook del romanzo E più in alto ancora di Elisabetta Raviola. Le parole con cui potrete competere questa settimana sono: "fuoco; coltello; perdonare".
Allora, cosa aspettate? Prendete la penna o la tastiera del computer e scatenate la vostra fantasia!
 
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

mercoledì 20 novembre 2013

MASTERPIECE o I CASI UMANI

Salve lettori, oggi voglio esprimere anch'io il mio parere su Masterpiece, il talent show degli scrittori, con un po' di ritardo, purtroppo, dovuto al fatto che solo ora sono riuscita a vedere la puntata sul sito della Rai.


Analizziamo il programma. Vorrei mettere in evidenza innanzitutto il talent come spettacolo televisivo. E devo ammettere che, sorprendentemente, funziona. Se devo essere totalmente sincera mi aspettavo un programma noioso e fiacco, privo di gusto. Ma non è così. Le inquadrature sono ottime, così come ottimo è il modo in cui è girata tutta la puntata, che presenta una giusta dose di ironia, colpi di scena e aspettativa.
Riesce a catturare così l'attenzione del pubblico e a mantenerla viva per tutta la durata dello show, show che riesce nell'ardua impresa di non essere né troppo lungo in modo da non sfiancare gli spettatori, né troppo breve in modo da sembrare una caricatura di programma.
Buona è anche la scelta dei giudici, nomi abbastanza importanti dell'intellighenzia italiana, Andrea De Carlo e Giancarlo De Cataldo (per chi non lo sapesse quest'ultimo è l'autore del celeberrimo Romanzo criminale), e internazionale, Taiye Selasi, considerata una delle venti autrici più importanti nel mondo. Il coach dei concorrenti è invece Massimo Coppola, editore di Isbn Edizioni, autore e regista di documentari. Insomma, ragazzi, questa è gente seria.
Ma la cosa migliore di Masterpiece è forse la rubrica finale in cui autori e editori famosi offrono consigli agli esordienti. Un aspetto da non sottovalutare perché non tutti i consigli sono banali, anzi sono forse la parte più sincera di questo spettacolo.
Dopo aver elogiato gli aspetti positivi di questa iniziativa - perché ci sono, e questa cosa credo sia insindacabile e il primo fra tutti è di aver portato in tv la scrittura e i libri in un Paese in cui, non prendiamoci in giro, si legge pochissimo e gli scrittori o pseudo tali prolificano - passiamo ora a criticare la trasmissione che, nonostante tutto, si è rivelata essere esattamente quello che ci si aspettava: un prodotto scadente non perché costruito male, ma perché dominato dall'ottica della tv e quindi dello spettacolo. Vi assicuro che questo non è un controsenso.
Quello che emerge guardando già la prima valutazione fatta dai giudici è che questi ultimi si comportano come degli attori che interpretano ruoli ben definiti: De Cataldo è il piacione, gentile, sempre affabile, empatico, il "poliziotto buono" in pratica; Taiye Selasi è un po' più severa, ma solo all'apparenza, perché in realtà pare andare molto per simpatie; e infine De Carlo è il "poliziotto cattivo", il giudice severo e implacabile, che stronca senza mezzi termini.
Ma questo è il male minore perché è puro e semplice spettacolo e può risultare anche gradevole a vedersi. La cosa peggiore di questo talent è che, come si è già detto e ripetuto in questi giorni, questo è lo show non degli scrittori, ma dei casi umani. I concorrenti che presentano le proprie opere senza avere una storia strappalacrime non vengono considerati e vengono buttati fuori, alle volte anche in malo modo. Passano invece: l'ex carcerato disoccupato siciliano (che fantasia!), l'ex anoressica, l'operaia, il disadattato.
Ora, io non ho avuto la possibilità di leggere gli inediti che i concorrenti hanno presentato, quindi non posso sindacare il giudizio di scrittori di fama mondiale. Sarebbe un'incredibile presunzione e presupporrebbe competenze che io al momento non possiedo. Quello che posso descrivere è ciò che ho visto: probabilmente i romanzi dei concorrenti scartati erano penosi, d'accordo, nulla da eccepire. Ma quanto validi sono quelli scelti? E' questo il dubbio che mi rode.
E questo dubbio deriva da ciò che hanno affermato gli stessi giudici! Costoro hanno infatti dichiarato che le opere degli aspiranti scrittori scelti sono scritte male e da quello che ho capito quello migliore tra i 4 è quello dell'operaia, anche se smielato. Mentre dell'ex carcerato hanno detto che il noir non è proprio perfetto (eufemismo per dire che per quanto la storia sia bella, ci sono molte imprecisioni ed errori a livello sintattico e grammaticale) e del disadattato che è una specie di copia e incolla dei suoi autori preferiti (tutti grossi nomi, eh!) misto a un estremismo da disadattato che esprime con sgrammaticature e impaginazione scadente e privo di una vera e propria trama. Insomma un'accozzaglia di frasi scopiazzate e a effetto, senza una storia. E pensate che è questa l'opera vincitrice della prima puntata!
Ma il caso più eclatante è stato quello dell'ex anoressica. Ovviamente la sua storia è autobiografica (come tutte le altre selezionate) e molto forte perché affronta un tema delicato e spesso sottovalutato. Ma il romanzo è scritto malissimo e lo stile è pessimo, tanto che De Carlo l'ha bocciato, mentre la Selasi l'ha fatto passare, pur criticandolo, solo perché ha vissuto un'esperienza analoga a quella dell'aspirante scrittrice. De Cataldo, invece, ha fatto una figuraccia: infatti, ha prima bocciato l'opera, e poi, dopo che anche De Carlo l'ha respinta (servono infatti due "sì" perché il concorrente venga scelto), ci ha ripensato. Perché? Doveva passare per forza per raccomandazioni? O semplicemente non volevano perdersi questo caso umano con tanto di lacrime di scena?
Passiamo ora alla seconda fase del programma. Il talent è infatti diviso in 3 parti: le audizioni; una prova scritta in trenta minuti; e 59 secondi in cui i due finalisti della puntata devono convincere l'ospite a sorpresa - in questa prima puntata Elisabetta Sgarbi, editore di Bompiani, la casa editrice che si è impegnata a pubblicare in 100.000 copie il romanzo vincitore di Masterpiece - a pubblicare la loro opera.
Per la seconda fase, i quattro concorrenti sono stati portati a gruppi di due in due luoghi differenti: l'ex carcerato e l'ex anoressica in un centro di recupero, mentre l'operaia e il disadattato in un balera. Dopo aver fatto questa esperienza (che è stata, a mio avviso, la parte più carina del programma) i concorrenti hanno dovuto produrre un testo in mezz'ora: i primi due una lettera fingendo di vivere in quel centro di recupero, mentre gli altri dovevano immaginare di vedere i propri genitori ballare ed esprimere le emozioni che questo episodio suscitava loro.
Inutile dirlo: le prove sono state penose, in special modo quelle dei primi due, che sono andati completamente fuori traccia, tanto che - sorpresona! - nessuno dei due è passato alla fase successiva, anche se uno dei due da regolamento avrebbe dovuto necessariamente essere scelto. L'operaia e il disadattato hanno comunque prodotto un compitino da quinta elementare, ma quantomeno non sono andati fuori traccia.
Ora, è lecito domandarsi: possibile che questi candidati arduamente selezionati non siano stati capaci di produrre qualcosa di anche solo vagamente decente? Capisco l'emozione, capisco che il tempo concesso loro era indubbiamente troppo limitato, ma questo quanto può giustificarli? Per uno scrittore non dovrebbe essere un problema eseguire questo compito. D'accordo, magari il risultato non sarà perfetto a causa dell'esiguità del tempo a disposizione, ma anche un bambino di scuola elementare saprebbe fare meglio!
E ora analizziamo la parte finale, quella che mi ha fatto ridere di più, per il tentativo - mal riuscito - di dare un tocco di classe al programma. Elisabetta Sgarbi doveva ascoltare in ascensore per 59 secondi i due candidati, naturalmente separatamente. Devo ammettere che qui i due non se la sono cavata male e devo ammettere di invidiarli: chi non h mai sognato di avere a disposizione un solo minuto per convincere un famoso editore circa la validità del proprio lavoro? Di far emergere in poche parole la loro passione, la forza della propria storia e delle motivazione che li spingono a fare o a cercare di fare questo difficile mestiere?
E allora perché mi ha fatto ridere? Perché hanno cercato di far passare Elisabetta Sgarbi per Miranda Priestley de Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, calcando addirittura la mano affermando senza mezzi termini che quanto meno Miranda ha un lato umano (ma hanno visto solo il film? Perché nel romanzo questo lato umano non c'è, ndr. Per ulteriori informazioni, potete dare un'occhiata qui http://biancanevecritica.blogspot.it/2013/07/il-diavolo-annoiato.html).
A conti fatti, la Sgarbi, che aveva letto entrambi i romanzi dei concorrenti, si è dimostrata molto piatta. Ha gentilmente affermato che i due romanzi sono entrambi molto belli e forti, ma non ha mosso alcuna critica costruttiva. E di certo ce lo saremmo aspettati, specie dall'editore di una casa editrice da sempre considerata un po' snob perché pubblica quasi solo autori o di nicchia o del calibro di Umberto Eco e J.R.R. Tolkien.
Insomma, la trasmissione da un punto di vista letterario è stato un fiasco.
Ora, vorrei spendere altre due parole per commentare le critiche che sono piovute addosso a tutti coloro che hanno bocciato il programma. I detrattori sono stati considerati "invidiosi", scrittori falliti o troppo snob per vedere gli indubbi pregi del programma.
Chi scrive ha - come avrete notato - riconosciuto i pregi, ma non ha potuto fare a meno di evidenziare anche gli innumerevoli difetti, che purtroppo sono presenti e non devono essere ignorati.
La scrittura non è spettacolo. La scrittura è Arte. E, per quanto bisogna vederla, ciò deve essere fatto sempre con grande dignità e competenza. E questo in televisione, al giorno d'oggi, non è umanamente possibile. Gli autori del programma si sono sicuramente impegnati moltissimo e i risultati ci sono, ma si sarebbe dovuto dare maggior risalto all'opera e non al personaggio costruito dall'autore.
Ma come fare?
A questa risposta, al momento, non si può rispondere o Masterpiece si sarebbe rivelato un programma completamente diverso da quello che è. Non ci resta che apprezzare comunque l'iniziativa e sperare che nelle prossime puntate si vengano premiate opere ben scritte.
Per il momento è tutto.

Biancaneve

domenica 17 novembre 2013

VOLTATI E SORRIDI

Salve lettori, oggi voglio farvi conoscere un nuovo scrittore che mi ha letteralmente stregata, arrivando nel giro di due settimane a essere considerato dalla modesta opinione della sottoscritta uno dei migliori autori contemporanei esistenti. Si tratta di uno scrittore americano semisconosciuto in Italia, Jonathan Tropper. Classe 1970, insegna Scrittura al Manhattanville College. Ha esordito con Tutto può cambiare, storia romantica di una famiglia media, e della famiglia - in modo particolare di rapporti problematici tra padre/figlio, padre/figlia - parlano tutti i suoi quattro romanzi finora editi in Italia. Di Tutto può cambiare vi parlerò in uno dei miei prossimi post. Oggi, invece, vorrei spendere due parole sull'ultimo romanzo, Voltati e sorridi, il romanzo che me l'ha fatto conoscere.


TRAMA:
Drew Silver è un fallito. A quarantaquattro anni non si aspettava certo di vivere in un residence per uomini divorziati, di aver distrutto ogni rapporto con la figlia diciottenne Casey, di guadagnarsi da vivere vendendo il proprio sperma alla banca del seme e suonando la batteria a matrimoni e feste varie e di ritrovarsi grasso e triste.
Ma la sua vita non è sempre stata un autentico disastro. Una manciata di anni prima era felicemente sposato con Denise e aveva inciso un disco con la sua band che l'aveva reso famoso. Ma quando il cantante del gruppo li ha mollati per tentare - con successo - la carriera solistica, la band si è sciolta, il suo matrimonio è fallito a causa dei suoi molteplici tradimenti, e il suo declino è cominciato. E' ingrassato e si è chiuso in un guscio da cui non vuole uscire. E' come sospeso in un limbo, ad aspettare che quel momento passi.
Ma un giorno tutto cambia. La figlia Casey corre da lui a rivelargli che è incita e a chiedere il suo aiuto e, poco dopo, lui ha un aneurisma celebrale lieve. Sopravvive, ma il medico, promesso sposo di Denise, la sua ex moglie, lo avvisa: se non si farà operare, potrà morire da un momento all'altro. Silver decide di non farsi operare.
Inizia così un periodo frenetico della sua vita: la sua apatia è scomparsa, comincia a recuperare un rapporto con la sua famiglia e in particolare con Casey e Denise. E così, quella che sembrava una condanna a morte si trasforma in una promessa di vita, una vita che non è più in attesa, ma vissuta.

RECENSIONE:
E' un romanzo straordinario. Commuovente, tenero, realistico. E' un romanzo che parla di vita vera, con tutte le complicazioni del caso. Silver è un antieroe dei giorni nostri e tale rimane anche dopo aver scoperto che sta per morire. Il suo cambiamento è lento, ma Silver non smette di combinare casini. Anzi, inizia a combinarli proprio in quel momento. Non c'è alcun miracolo, nessuna redenzione. Silver ricomincia semplicemente a vivere, senza rimanere in attesa, sperando che le cose cambino per magia, ma agendo per cambiarle, anche commettendo errori.
I personaggi sono molto profondi. Oltre al protagonista, sviscerato in ogni dettaglio, c'è tutta una gamma di personaggi mai stereotipati, anche se all'inizio qualcuno può sembrarlo. Casey non è una ragazza che per vendetta contro il padre va a letto con chiunque, come ci si aspetterebbe. E' una brava ragazza e, sorprendentemente, era la sua prima volta. Jack, il migliore amico e vicino di Silver, non sembra altri che un pervertito, uno che si diverte a guardare le studentesse e ad andarci a letto quando può. Ma quella che sembra superficialità reca il marchio indelebile della sofferenza per il matrimonio fallito e per l'amore che ancora lo lega alla moglie e al figlioletto che l'hanno bandito dalle loro vite. E così via... Ogni personaggio reca in sé molto più di quello che emerge, quello che mostrano agli altri. E' come se tutti indossassero una maschera, che va lentamente in pezzi - in alcuni casi solo per pochi secondi - quando Silver, a causa della malattia, comincia a straparlare: l'uomo non riesce ad
arginare i suoi pensieri che vengono messi a nudo di fronte a tutti perché, senza rendersene conto, li esprime ad alta voce.
Lo stile poi è semplicemente sublime. Uno stile a volte secco, deciso, al limite della volgarità ma senza esserlo mai realmente, in altre delicato e fragile. Uno stile che mette a nudo i comportamenti umani con tutte le loro fragilità, mai banale, e che sorprendentemente non usa mai - e sottolineo il mai - frasi da cioccolatino. Le riflessioni sono serie e ci offrono qualcosa a cui pensare, come ogni storia che scrive.
Ma il vero protagonista di questo e dei suoi altri romanzi è la speranza. La speranza di poter cambiare le cose, che la propria vita possa cambiare in meglio, ma non si tratta necessariamente di cambiamenti epocali: sono cambiamenti come il recupero di un rapporto con un figlio, con una famiglia, il recupero della propria identità, di se stessi.
In definitiva, Jonathan Tropper è un vero maestro e i suoi romanzi valgono la pena di essere letti, sognati, desiderati...
Quindi mi permetto di darvi un piccolo consiglio: leggetelo, perché non potreste pentirvene.
Vi auguro, dunque, una buona lettura!
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

domenica 10 novembre 2013

LA REGINA DETRONIZZATA

Un libro vende per la fama del suo autore o per il modo in cui è scritto? Verrebbe da pensare che la risposta esatta sia, purtroppo, la prima. Un libro vende spesso in base a quanto famoso sia l'autore. Ed è proprio il caso de The Cuckoo's Calling (la traduzione italiana del titolo del romanzo Il richiamo del cuculo non rende giustizia all'arguzia di chi l'ha inventato: Cuckoo non è il cuculo, che in effetti non c'entra niente con la storia, ma il soprannome della vittima) che la "mamma" di tutti i Potteriani, Joanne Rowling, ha pubblicato con lo pseudonimo di Robert Galbraith.
Il romanzo infatti è stato un flop all'inizio. Pur avendo ricevuto fin da subito diverse critiche positive (editor e scrittori  avevano già da tempo affermato che non poteva trattarsi del lavoro di un esordiente), le copie vendute erano state poche. Dopo l'annuncio che a scriverlo era stata zia Row il romanzo ha avuto un boom di vendite ed è stato tradotto in tutte le lingue.
Ma questo romanzo merita davvero il successo che ha ottenuto?
Scopriamolo insieme.


TRAMA:
A Londra non c'è nessuno che non abbia sentito parlare del suicidio di Lula Landry, modella di colore nota ai tabloid per i suoi eccessi, i suoi capricci e la sua quasi sovrannaturale bellezza.
Un caso semplice, archiviato nel giro di un paio di giorni, anche se la stampa ha continuato a parlarne per mesi. Tuttavia, non tutti sono sicuri che si sia trattato di un suicidio e tra questi c'è suo fratello, che si rivolge a Cormoran Strike, investigatore privato sull'orlo della bancarotta, per supplicarlo di aiutarlo a scoprire la verità.
Cormoran, ex soldato che ha perso mezza gamba in servizio, dopo qualche esitazione accetta l'incarico e si immerge, con l'aiuto della segretaria interinale Robin, nel mondo sfavillante di Lula, scoprendo che dietro il suicidio della modella si cela, in realtà, l'omicidio perfetto.
Quasi perfetto.

RECENSIONE:
Lo devo ammettere: questo romanzo mi ha delusa. Mi aspettavo molto di più da questo libro, vista l'enorme pubblicità, le critiche positive, e un'autrice del calibro di J.K. Rowling. The Cuckoo's Calling è un buon giallo - neanche troppo originale a dire il vero - ma non è eccezionale. Buono, ma non ai livelli della Rowling. Buono, ma non abbastanza.
La trama è piuttosto banale e si può scoprire l'assassino abbastanza in fretta. Cresciuta con Agatha Christie - dove non si riesce quasi mai a scoprire l'identità dell'assassino, perché gli indizi che dissemina con tanta cura pur essendo sufficienti sono troppo velati - sono abituata a giudicare i gialli in base alla mia capacità di scoprire o meno il colpevole o in quanto tempo ci riesco: un giallo veramente riuscito non dovrebbe permettere che il lettore comprenda il gioco dello scrittore. In questo libro alla Rowling questa capacità manca: è forse perché è il suo primo giallo? Probabile. Potrebbe non avere ancora una completa padronanza del genere a cui vorrebbe dedicarsi (ha già confermato che pubblicherà altri romanzi con Cormoran Strike come protagonista). In questo caso le auguro di riuscire a stupirmi la prossima volta.
Lo stile è quello feroce ma allo stesso tempo delicato che si può riscontrare anche in The Casual Vacancy, privo però di quell'ingrediente in più che tiene il lettore incollato alle pagine, incapace di abbandonare la lettura fino a quando non arriva alla fine. Ho letto il romanzo, ma non l'ho divorato. Lo stile è quasi perfetto - potrei dire - ma non cattura il lettore. Il romanzo procede a rilento, quasi appesantendosi, a parte forse le ultime centocinquanta pagine, un po' più scorrevoli.
L'approfondimento dei personaggi è l'unico elemento veramente degno di nota. E' qui che si riconosce finalmente la Rowling. I personaggi sono unici, autentici, realistici in modo quasi impressionante, ognuno con la sua storia, una storia che non si limita esclusivamente al caso (come nella maggior parte dei gialli), ma che comprende tutta la vita fino ad allora vissuta. E questo vale per tutti i personaggi, compresi quelli minori.
Non si può non rimanere folgorati da Cormoran Strike, la figura che domina la narrazione, anche fisicamente data la sua mole. Il suo carattere, la sua storia personale, il suo aspetto fisico. E' questo che attrae il lettore in realtà e lo spinge a cantare le lodi di questo romanzo mediocre rispetto agli standard a cui questa autrice ci aveva abituati.
Con questo romanzo, palesemente un autogoal, la Regina della letteratura inglese contemporanea è stata detronizzata. Momentaneamente? Lo spero. Per certo potrò dirvelo solo quando uscirà il suo prossimo romanzo.
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

giovedì 7 novembre 2013

La Libro Aperto alla Fiera della Microeditoria di Chari

Salve lettori,
vorrei informarvi che la Casa Editrice Libro Aperto Edizioni da domani venerdì 8 a domenica 10 novembre sarà presente con tutti i suoi titoli e con le ultime novità alla Fiera della Microeditoria di Chiari (BS).
La Dottoressa Antonella Senese, Direttore Editoriale, e Roberta Liberti, Responsabile dell'Ufficio Stampa, saranno presenti con un loro stand venerdì 8 dalle ore 17:40 alle ore 22:00, sabato 9 dalle 10:00 alle 22:00 e domenica dalle 10:00 alle 20:00.
Questa rassegna è giunta alle sua XI edizione. Si terrà nella splendida località di Villa Mazzotti, a Chiari (BS).
Chiunque potesse e/o volesse recarsi alla Fiera può incontrare la Libro Aperto e toccare con mano la qualità dei suoi libri.
 
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

domenica 3 novembre 2013

JANE AUSTEN COLPISCE ANCORA

Salve gente,
oggi voglio parlarvi di una delle mie autrici preferite, Jane Austen. So già che molti di voi - i ragazzi in modo particolare - alzeranno gli occhi al cielo e scuoteranno la testa. Jane Austen, una delle più insulse scrittrici di romanzetti rosa per adolescenti, che tratta storie d'amore banali, condite da balli briosi e chiacchere sciocche. Questa è l'opinione generale che gli uomini hanno dei sei romanzi di Jane Austen. E anche molte donne la pensano allo stesso modo.
Ma è davvero così? Ve lo lascio spiegare da William Deresiewicz, che fino al 2008 è stato professore associato di inglese presso l'Università di Yale. Nel suo La vita secondo Jane Austen, a metà tra romanzo autobiografico e saggio su Jane Austen, Deresiewicz analizza con grande perizia in sei capitoli i sei romanzi di questa scrittrice e, nel contempo, ci trasmette tutta la sua grande passione verso gli stessi, ben consapevole di essere una voce fuori dal coro.
Ora criticherò quest'opera per voi.


TRAMA:
William Deresiewicz ha ventisette anni e frequenta il secondo anno di perfezionamento dopo la laurea per diventare professore universitario. E' un ragazzo presuntuoso, uno di quelli che si credono intellettuali solo perché hanno letto più dei loro coetanei e superiori a chiunque non abbia almeno una laurea. Si iscrive a un corso intitolato "Storia del romanzo", dove il suo professore gli assegna da leggere Emma di Jane Austen. Il ragazzo è deluso e, inizialmente, lo legge pieno di pregiudizi e - com'era prevedibile - il romanzo non gli piace. Lo trova insulso, banale, privo di passione, quasi asettico. Non lo capisce. Solo arrivato a pochi capitoli dalla fine ha come una sorta di illuminazione: comprende le intenzioni dell'autrice e ne rimane colpito. Nella crudeltà e nell'insensibilità di Emma il giovane riconosce sé stesso. Come lui, la protagonista del romanzo è fondamentalmente buona e crede di agire nell'interesse dei suoi amici, mentre in realtà cerca solo un modo per evitare la noia. Con questa nuova consapevolezza, William rilegge il romanzo dall'inizio e scopre, man mano, che ogni singola frase, ogni singola parola persino - anche la più insulsa - è volta verso un unico determinato fine: la consapevolezza che anche le piccole cose sono importanti.
Una volta terminato Emma, un po' per via dei corsi che segue e un po' vinto dalla passione e dalla curiosità, William legge gli altri cinque romanzi in quest'ordine: Orgoglio e Pregiudizio, L'abbazia di Northanger, Mansfield Park, Persuasione, Ragione e sentimento.
Ognuno di questi romanzi lo aiuta a compiere un percorso di crescita interiore. Non accade nessun miracolo: semplicemente William impara a crescere, a rispettare chi gli sta intorno, a non giudicare gli altri con uno sguardo, a non fidarsi troppo delle prime impressioni e a vivere. William continua a commettere errori, ma con una nuova consapevolezza riesce a riconoscerli e a diventare un uomo migliore.

RECENSIONE:
E' un romanzo delicato questo di William Deresiwicz, ma allo stesso tempo un saggio puntuale. Diversamente dai libri dedicati allo studio di questa celeberrima autrice, questo professore ha avuto l'intelligenza di coinvolgere il lettore - stanco delle solite trattazioni sempre un po' asettiche di questo tipo di argomenti - raccontando una parte del proprio vissuto personale, mentre analizza le opere. Dunque, invece che a un saggio, ci troviamo di fronte a un romanzo autobiografico.
Tuttavia, non bisogna pensare che questo sia uno dei tanti romanzetti rosa che in questo periodo vanno tanto in voga, riuscendo a ritagliarsi una gran fetta di pubblico sfruttando il nome di Jane Austen o i suoi personaggi.
Così non è. La vita secondo Jane Austen resta, in ogni caso, un'opera divulgativa che mira ad attirare non solo un ristretto circolo di studiosi, ma anche gli appassionati lettori e gli spassionati detrattori di questa scrittrice.
In definitiva è un'opera frizzante e divertente, ma allo stesso tempo istruttiva, che si consiglia di leggere in contemporanea ai romanzi di Jane Austen: un romanzo e un capitolo, in ordine.
Quindi avete molto da leggere: vi auguro una buona serata e una buona lettura :)
Per il momento è tutto.
 
Biancaneve

Ps: mi sembra inutile parlare dello stile che è, naturalmente, impeccabile.