Ed eccomi qui, mie cari lettori, con la tanto attesa intervista a Licia Troisi. Non credo che questa scrittrice abbia bisogno di presentazioni, tuttavia per quei pochi che ancora non conoscono il suo nome e il suo lavoro - colmate subito questa lacuna!! - vi do qualche cenno su di lei.
Classe 1980, esordisce giovanissima con la Mondadori, per cui scrive tuttora. Una delle migliori scrittrici di fantasy italiano, in dieci anni di carriera ha pubblicato tantissimo: la trilogia de Le cronache del Mondo Emerso, a cui segue la trilogia de Le guerre del Mondo Emerso. Chiude la saga la trilogia de Le leggende del Mondo Emerso. Nel frattempo pubblica anche una saga in cinque libri per bambini, La ragazza drago. Da ultimo, ha pubblicato i primi tre libri della sua nuova saga, I regni di Nashira.
Ma Licia Troisi non è solo questo, è anche un'astrofisica. Non siete ancora impressionati? Beh, è solo perché non avete letto i suoi libri!
BIANCANEVE (B): Ciao Licia, benvenuta nel mio blog e
grazie mille per avermi concesso quest’intervista. Sei una donna poliedrica:
scrittrice, astrofisica, moglie e mamma. Come riesce a conciliare tutto questo?
LICIA TROISI (LT): Grazie per l’invito!
Dunque, credo che i segreti siano la disciplina e la passione. Se ami quel che
fai, sei pronto a qualche sacrificio per continuare a farlo. Allo stesso tempo,
ho sempre cercato di compartimentare la mia giornata: un tot di ore dedicate
giornalmente a una cosa, un tot di ore all'altra. Ci vuole un po’ di
organizzazione, insomma. Poi, certo, adesso come astrofisica lavoro
saltuariamente, collaborando ogni tanto con l’università, e questo mi
semplifica le cose.
B: Hai esordito giovanissima, a soli
ventiquattro anni, con un grande editore quale la Mondadori, diventando in
breve tempo un’autrice affermata. Credi che abbia giovato il fatto di aver
scritto un fantasy in un periodo in cui in gli autori italiani che si
cimentavano in questo genere letterario erano pochissimi?
LT: Non credo si sia
trattato tanto di questo, quanto del fatto che in quel periodo il fantasy stava
per esplodere come fenomeno di massa. La Compagnia dell’Anello uscì mentre
stavo finendo di scrivere le Cronache, e dunque iniziava a esserci richiesta di
fantasy da parte del pubblico.
B: Il Mondo
Emerso ha fatto la tua fortuna, ma ormai il ciclo è concluso. Cosa ti ha
lasciato questa saga?
LT: Moltissimo. Una parte
di me continua a vivere là, e si sente a suo agio quando ci torna, il che
capita ogni tanto con qualche raccontino collaterale (quelli per la Smemo, ad
esempio). Del resto, gli devo il mio successo.
B: Questa è una domanda da fan. Adoro il
personaggio di Sennar e ho seguito con attenzione il suo cambiamento tra le Cronache e le Guerre. Devo ammettere di non averlo molto apprezzato all'inizio
perché minava l’idea romantica che avevo di lui. Tuttavia, dopo aver riletto
l’intera saga l’anno scorso, mi sono resa conto che era la naturale evoluzione
del personaggio. Com'è nato il personaggio di Sennar? E, soprattutto, perché
hai deciso di riprenderlo e di trasformalo nelle Guerre?
LT: Inizialmente doveva
nascere e morire con la scena del pugnale, sul tetto di Salazar, non era altro
che un ostacolo sul cammino di Nihal. A me però piacciono molto le dinamiche di
coppia, per cui si è rapidamente trasformato nella “spalla” di Nihal, il
personaggio che l’avrebbe completata e salvata. Per quel che riguarda la sua
evoluzione nelle Guerre, è stata una diretta conseguenza dell’aver fatto morire
Nihal. Nihal non è morta alla fine delle Cronache proprio perché mi sembrava
che avrei fatto un torto troppo grosso a Sennar; la sua presenza però è
diventata per me ingombrante, per cui l’ho uccisa. Senza Nihal, Sennar non
poteva evolvere in nessun altro modo.
B: Nihal è un’eroina e San, suo nipote, un
assassino. Come mai?
LT: Mi sembrava un’idea
forte, che dalla maggiore eroina del Mondo Emerso venisse fuori una delle sue
maggiori minacce. E poi, anche in questo caso, mi è sembrata un’evoluzione
naturale del personaggio, dopo la morte di Ido. Del resto si tratta di un
bambino solo, che, proprio perché non aveva più alcuna figura adulta di
riferimento, non è mai riuscita a crescere.
B: Passiamo alla tua ultima trilogia, I regni di Nashira. È insolito per un
autore fantasy “abbandonare” il mondo che ha creato per forgiarne uno nuovo. La
maggior parte (Martin, Tolkien, Brooks, solo per citarne alcuni) continuano le
loro saghe per tutta la vita. Coma mai questa scelta innovativa e coraggiosa?
LT: In termini di libertà
creativa, per quel che riguarda le ambientazioni, mi sembrava che il Mondo
Emerso non fosse più in grado di darmi stimoli. Avevo voglia di creare mondi
nuovi, senza alcun limite; in effetti mi sono divertita davvero molto a creare
Nashira.
B: Ne I
regni di Nashira racconti di una casta sacerdotale che, pur di proteggere
il proprio potere, è disposta a tutto. È una casta sacerdotale corrotta,
infedele, quasi sacrilega. C’è un qualche riferimento alla Chiesa cattolica
contemporanea?
LT: Non a tutta la Chiesa
cattolica, che è una realtà ben più multiforme di quanto non si creda, e che
per altro sembra pure essersi avviata su una strada di rinnovamento, ma a una
parte della Chiesa certo. In realtà facevo riferimento a qualsiasi struttura
che sfrutti la sensibilità popolare a fini di potere. Mi interessava
soprattutto l’oscurantismo inteso come arma per tenere sotto controllo la
gente; ho sempre creduto che uno dei grandi problemi del nostro tempo sia
l’ignoranza diffusa, che ci rende meno consapevoli e più manipolabili.
B: A Nashira si vive all'ombra degli alberi
e spesso sugli alberi. C’è qualche collegamento con Il barone rampante di Italo Calvino?
LT: No, quanto meno non
coscientemente. Non ci avevo mai pensato prima di questa domanda, ma in effetti
Il Barone Rampante è uno dei miei libri preferiti, da ragazzina lo adoravo.
L’idea di base, in verità, era quella di avere un mondo in cui non fosse
possibile vedere il cielo: io sono un astrofisico, il cielo è una parte
importante della mia vita, mi divertiva l’idea di un popolo per il quale fosse
invece tabù.
B: Nei tuoi romanzi ci sono personaggi
inquietanti con le sembianze di bambini, come il Tiranno e Grif. Qual è il
motivo?
LT: Per molto tempo ho
avuto problemi col mio corpo, che non corrispondeva all'immagine che avevo di
me stessa. È una cosa che ho più o meno risolto solo di recente. Credo che la
non corrispondenza tra aspetto fisico ed età di tanti personaggi venga fuori da
questo. Inoltre, mi è sempre sembrata una buona idea quella di sposare all'idea
di innocenza che ci comunica l’infanzia un certo grado di malvagità. Per altro,
i bambini sono tutt'altro che naturalmente buoni.
B: La
ragazza drago è ambientato nel mondo reale. Lo
possiamo considerare il primo urban fantasy italiano?
LT: No, non credo sia stato
il primo. Poi io collego all’urban fantasy un’idea un po’ più…metropolitana, in
cui giochi un ruolo importante appunto la città, il senso di alienazione che
essa comunica…Invece nella Ragazza Drago conta molto l’elemento naturale, come
in quasi tutti i miei libri. Insomma, non so se definirlo un urban fantasy, ma
io non sono molto pratica di definizioni di genere.
B: In ognuno dei tuoi romanzi personaggi
non secondari sono i draghi. Da dove deriva questa tua passione per questi
animali mitologici?
LT: È un’ossessione che ho
fin da piccola. Uno dei primi giocattoli che ho mai avuto (e che poi è passato
a mia figlia) è stato un pupazzo di Elliot il Drago Invisibile, della Disney, e
adoravo i cartoni animati di Grisù, il drago che voleva fare il pompiere. Credo
che tutte queste cose mi abbiano influenzata. A posteriori, posso dire che dei
draghi mi piace il fatto che volino (io non amo farlo, ho avuto a lungo paura
degli aerei) e che essi rappresentano per me il lato più selvaggio e al tempo
stesso possente e meraviglioso della natura.
B: Quali sono i tuoi progetti per il
futuro? Ora che la saga di Nashira si è conclusa, a cosa stai lavorando?
LT: In realtà la saga di
Nashira non è conclusa, conterà quattro libri e il quarto uscirà a inizio 2015.
Al momento sto lavorando su due fronti. Sto concludendo l’editing di Pandora,
una nuova saga ambientata nel nostro mondo ma sempre con elementi magici. Al
momento si sa che Pandora è il nome della protagonista, che il coprotagonista
si chiama Sam, e che è infarcito di un certo humor nero. Al tempo stesso sto
lavorando su un libro nuovo, autoconclusivo, sul quale al momento non posso
dire molto, se non che sui social network lo chiamo NICDAP, che poi sarebbero
le iniziali del titolo di lavoro.
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