lunedì 11 agosto 2014

INTERVISTA A GIANNI ANTONIO PALUMBO

Salve, lettori, come promesso, ecco l'intervista a Gianni Antonio Palumbo, eclettico autore de Il segreto di Chelidonia. Conosciamolo meglio insieme.




BIANCANEVE (B): Ciao Gianni, grazie per avermi concesso quest’intervista e benvenuto nel mio blog. Tu hai esordito giovanissimo, ma sei stato risucchiato in un’editoria a pagamento e poi minore che ti ha, in qualche modo, tarpato le ali. Ci vuoi raccontare la tua esperienza?
GIANNI ANTONIO PALUMBO (GAP): Ho esordito a 19 anni con il romanzo I fantasmi di un poeta, edito con la Meridiana. Poi ho pubblicato altri due romanzi con Palomar, una silloge di poesie con Schena e ora questa raccolta di novelle con la Secop (oltre a numerose partecipazioni ad antologie). Non rinnego nulla; oggi, alla luce della maggiore esperienza, forse compirei scelte diverse, ma sono soddisfatto dei riconoscimenti ottenuti, anche se non mi hanno garantito la fama. Con il romanzo Krankreich. Tramonto di un sogno (Palomar), ho conseguito il premio "Valle dei Trulli" per la "Letteratura giovanile" (noto anche come "Valle d'Itria giovani") e la mia produzione è recensita nella letteratura di Catalano, in Les barisiens di Pegorari e sulla rivista "La Vallisa" (dal prof. de Santis). Per Il segreto di Chelidonia (Secop), ho volutamente scelto di non avvalermi dell'editoria a pagamento e non me ne sono pentito. Spesso, anche se non tutti i casi sono identici, chi pubblica esigendo l'acquisto di un certo numero di copie, non s'impegna nella promozione delle opere. Un momento importante è stato il mio avvicinamento al gruppo della "Vallisa", che mi ha indotto ad aprirmi a nuovi percorsi di scrittura.
B: La tua produzione è vastissima ed eterogenea. Passi dal teatro, al racconto, al romanzo, alla poesia. E ti cimenti in vari generi letterari, senza fossilizzarti su uno in particolare. Come mai questa scelta coraggiosa?
GAP: Più che di una scelta, si tratta della tendenza a sperimentare le forme espressive che, a seconda dei momenti del mio percorso, mi sembrano più adeguate. Sicuramente il teatro e la narrativa sono i generi che ritengo più nelle mie corde. La scrittura poetica è legata, invece, a periodi particolari e, per usare un'espressione logora, nasce sotto Saturno.
B: Anche il tuo stile è particolare. I riferimenti letterari, il linguaggio colto… In un mondo letterario – quello italiano – dominato da autori come Fabio Volo e Federico Moccia, commerciali e privi di talento, cosa ti spinge a scrivere in questo modo?
GAP: La scrittura è soprattutto pienezza del linguaggio. Per questo, la mia è una ricerca, direi piuttosto metodica, sulla parola. Mi piace avvalermi della pratica che Petrarca definiva "mellificazione". Recupero la tradizione, per farne qualcosa di diverso. Di mio... Questo sfugge alle leggi di mercato, ma francamente non so rinunciare al mio modo di scrivere.
B: Passiamo a Il segreto di Chelidoniae altre novelle. Mi ha colpito nel titolo la parola novelle, termine ormai desueto. Infatti, oggi utilizziamo questo termine solo per definire la produzione di certi autori, come ad esempio Pirandello. È un genere, quello della novella, che possiamo definire ormai scomparso, sostituito dal racconto. Perché tu invece hai voluto riesumarlo?
GAP: È proprio la volontà di recuperare una "forma" consacrata dalla tradizione e ormai non più di moda, per cercare di cogliere cosa ancora possa dirci e se possa "funzionare". Del resto, a dispetto del titolo, non tutti i testi di Chelidonia sono classificabili come novelle. Proprio il racconto eponimo è, direi, un romanzo breve.
B: Il segreto di Chelidonia, il racconto eponimo, è un misto tra un giallo e un fantasy dal sapore medievale. Com’è nata questa novella? Cosa significa per te?
GAP: È un testo che ha conosciuto una  gestazione di anni. È legato alle mie ricerche sull'Umanesimo-Rinascimento. Mi sono occupato della Villa di della Porta, mago-scienziato di Vico Equense, e ne ho lambito la Magia naturale. La notizia dell'esistenza di un uccello dai poteri terapeutici, il caradrio, mi ha portato a pormi una domanda: "Cosa accadrebbe, se nel 2011 (ho ricostruito gli eventi di quei giorni attraverso la rete, persino con riferimenti alla programmazione televisiva delle date in questione), un docente precario, forse un po' folle, e altri uomini in preda alla disperazione si mettessero alla ricerca del caradrio"? Così nasce Il segreto di Chelidonia.
B: Michelangelo Poli è un professore disoccupato che ha pressappoco la tua età. Quanto di te c’è in questo personaggio?
GAP: Come ogni personaggio che si rispetti reca in sé tratti del vissuto del suo autore ed è, allo stesso tempo, altro. Michelangelo si occupa delle mie stesse ricerche, ha i miei gusti, vive nella mia città, sperimenta il "pendolarismo" tra scuola e Università (per fortuna, almeno nella scuola, dovrei aver superato la fase del precariato), ama rapportarsi ad adolescenti scombinati. Eppure è altro da me. Per esempio, ha un naso alla Adrien Brody ed è un uomo piuttosto infedele.
B: Tra le altre novelle, mi ha colpito in particolare Hotel Perseo. A metà tra racconto mitologico e horror, ha quel senso del macabro che mi ricorda Poe. Cosa puoi dirmi in proposito?
GAP: Hotel Perseo è un testo strano, difficilmente definibile. Racchiude alcune delle mie passioni: Firenze (insieme a Ferrara la mia città ideale), i madrigali di Michelangelo, l'arte di Caravaggio, l'horror... Io adoro Poe e forse qualcosa di questa mia passione si riflette in questo scritto.
B: E le altre novelle? Non ti chiedo di raccontarmi di ognuna, perché ci vorrebbe troppo tempo, temo. Vuoi raccontarmi qualcosa di qualcuna in particolare?
GAP: Beh, L'ospite dell'alba, pur nella sua brevità, mi è costata mesi di ricerche, per l'ambientazione di questa storia onirica nell'antica Roma. Alcesti 2013, invece, ci catapulta nella mia Molfetta, tra anziane zie un po' avvelenatrici alla Kesselring (o alla Christie) e giovanotti annoiati dai nomi pomposi. Sono molto legato a Mena, la storia di una giovane pazza che si rintana in una biblioteca e lì vede appassire il suo sogno d'amore, e alla Sposa del tiglio, una meditazione sulla memoria negata dall'Alzheimer... Nella Pleiade storna, poi, una fiaba moderna, si riflette il mio amore di padre.
B: Che consiglio daresti a un’esordiente?
GAP: Leggere molto, gli autori classici come i contemporanei. Non lasciarsi incantare dalle mode e dalle scritture "seriali", che proliferano anche ad 'alti' livelli. Cercare uno stile proprio, riconoscibile tra mille. Mi piacerebbe dedicargli queste parole di Emily Dickinson (con cui Angela De Leo ha aperto la prefazione al mio libro): "Sii fedele, ragazzo di Atene, / a te stesso e al mistero./ Tutto il resto/ è un falso giuramento".

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