giovedì 24 maggio 2012

La banalità si trasfoma in maestria

E sono di nuovo qui con una critica. Oggi mi occupo di recensire un libro di Marc Levy - il mio scrittore preferito - intitolato Sette giorni per l'eternità.


TRAMA:
Zofia è un angelo. Lucas è un emissario del Diavolo. Entrambi si ritrovano a San Francisco a lottare per far prevalere rispettivamente il bene e il male nella città. Nell'arco di sette giorni, infatti, gli umani dovranno compiere, sotto la loro influenza, il maggior numero possibile di azioni positive o negative. Perché? Perché, stanchi della loro infinita lotta, Dio e Satana hanno scommesso tra di loro: se vince Zofia, il Diavolo dovrà lasciare in pace gli umani, se vince Lucas, allora sarà Dio a doversene andare. Ma e se qualcosa nel loro piano andasse storto? E se Zofia e Lucas, due esseri opposti, fossero attratti l'uno dall'altra? Può l'amore tra un angelo e un demone esistere?

RECENSIONE:
Devo premettere che, tra tutti i romanzi che Marc Levy ha scritto, questo è quello che mi è piaciuto meno. La storia è banale: ancora una volta si tratta di una lotta tra bene e male che vuole essere risolutoria, ancora una volta ci sono due esseri opposti ma al tempo stesso complementari tra loro, ancora una volta un angelo e un demone che si innamorano. Fin qui la trama non ha nulla di speciale, nulla di nuovo nel suo schema e anche il colpo di scena finale è abbastanza prevedibile. Del resto si tratta di uno dei primi romanzi di questo scrittore, che palesa la sua passione per le storie inverosimili, assurde, capaci però di far sognare. Storie che, a distanza di quasi dieci anni da questo romanzo, si sono trasformate fino a diventare storie realistiche, che contengono al loro interno però sempre un accenno di paranormale che le rende uniche.
Ma, nonostante la banalità che la trama di questa storia e il suo stesso svolgimento suggeriscono, Sette giorni per l'eternità non è un romanzo da evitare. Non si tratta, infatti, dell'ennesimo romanzetto per ragazzine piene di idee fin troppo romantiche per la testa, che impazziscono per le storie di amori impossibili che vincono su tutto, un po' come il romanzo di Dorotea de Spirito, Angel, o la saga di Twilight di Stephanie Meyer (il fatto che in quest'ultima saga al posto dell'angelo e del demone ci siano un vampiro e un'umana non cambia la trama di base che è sempre la stessa).
Cosa rende, dunque, questo romanzo degno di essere letto?
Forse solo lo stile irriverente e spiritoso con cui è scritto. Un stile spesso indulgente, che glissa sugli aspetti più pretenziosi e che riesce a calibrare nella giusta misura romanticismo e ironia, delicatezza e pragmatismo. Solo per fare un esempio analizziamo la figura dell'Arcangelo Michele, nel libro chiamato semplicemente Michael. Michael viene qui proposto come un angelo dalle sembianze umane che presenta una folta capigliatura bianca, orgoglioso di essere paragonato a Sean Connery, di cui ripropone con una certa affettazione l'accento scozzese. Come si fa a non sorridere davanti a un personaggio del genere, che dovrebbe essere etereo e impassibile, e si presenta, invece, come un uomo vanitoso, tra l'altro lusingato dal paragone con un attore, una persona che per un angelo dovrebbe essere una qualunque tutto sommato, come farebbe qualunque essere umano? In realtà non dovrebbe importargli, dovrebbe mostrarsi, se non altezzoso e fiero, quanto meno distaccato da tutto questo. Ma è proprio questa caratteristica a farci sentire questo Arcangelo così vicino a noi.
Oppure prendiamo in considerazione altri aspetti, come la CIA, che qui diventa la Center Intelligence Angel, ovvero la centrale investigativa degli angeli, o Dio stesso, con occhi di un azzurro perforante e una scaltrezza simile a quella di Satana medesimo. E così via... (Non aggiungo altro perché non voglio svelare più di questo a chi non avesse ancora letto questo libro).
Posso quindi affermare con assoluta sicurezza che non è solo la trama a creare un buon libro, un libro originale come, nonostante quello che ho detto all'inizio, è questo. La trama è importante, assolutamente, ma fino a un certo punto, perché poi subentrano altri fattori, che vi spiegherò in seguito, in un post apposito. Per il momento accontentatevi di sapere che ho scelto di criticare proprio questo romanzo oggi per darvi le prime nozioni su come non giudicare un libro solo dalla sua copertina o dalla sua trama: un'ottima trama, infatti, può tranquillamente fare da sfondo a un pessimo romanzo, così come una trama banale e stantia può dar vita a un romanzo piacevole e divertente come questo.
Per il momento è tutto.

Biancaneve.

Nessun commento:

Posta un commento