domenica 16 novembre 2014

UN VERO MASTERPIECE

Salve lettori, rieccomi con l'abituale recensione domenicale. Oggi ho scelto di leggere e criticare per voi La distanza da Helsinki, romanzo d'esordio di Raffaella Silvestri. Se il nome non vi risulta estraneo è perché l'avete udito spesso in tv: la Silvestri ha infatti partecipato al discusso primo talent show per scrittori, Masterpiece, classificandosi seconda.
Non vi nascondo che, avendo seguito il programma (come voi saprete), ho tifato per lei. Sono stata affascinata fin dal primo momento dalla determinazione di questa ragazza poco più grande di me, dalla sua intelligenza e dalla sua sicurezza. Così mi sono ritrovata a pensare che se Masterpiece non era del tutto un bluff (come si riteneva negli ambienti letterali più colti), la Silvestri era sicuramente da tenere d'occhio.
Quando si è classificata seconda, mi è dispiaciuto molto, anche perché temevo che non avrei potuto leggere il suo romanzo, la cui trama mi aveva già incuriosito in trasmissione. Tuttavia, la Bompiani ha deciso di pubblicare anche il suo libro. E per fortuna!


TRAMA:
Viola è una sedicenne milanese che si sente sempre fuori posto. Kimi è un sedicenne finlandese autistico che non riesce a comunicare se non tramite i tasti del suo pianoforte. Si conoscono a Londra, a un corso d'inglese estivo e diventano amici e, forse, qualche cosa di più, un qualcosa che però non riesce a sbocciare.
Un mese. Questo è tutto il tempo che i ragazzi hanno prima di tornare alle loro vite di sempre, prima di continuare a vivere l'uno senza l'altra. Un mese intenso, divertente, a tratti arrabbiato.
E dopo i due cercano di tenersi in contatto, ma Kimi non risponde alle email, perché ha un rapporto difficile con le parole. E così il mese diventa un giorno. Un giorno all'anno, in cui i due amici cercheranno di sentirsi, di vedersi, di toccarsi, di annullare la distanza che li separa, la distanza da Helsinki, dove il ragazzo vive.

RECENSIONE:
La distanza da Helsinki è uno di quei romanzi che non si vorrebbe finire di leggere. Non perché sia noioso e lo si voglia abbandonare, ma perché non si desidera altro che continuare a leggerlo, all'infinito. Si desidera vivere in quelle pagine per non lasciare sola Viola, per abbracciare Kimi almeno una volta...
E' un romanzo intenso. La storia è forte, ma tutt'altro che pallosa. E' coinvolgente, prende per mano il lettore e lo trascina a Londra, poi a Milano, poi a Helsinki, poi di nuovo a Londra... Permette una conoscenza approfondita dei personaggi, intima quasi.
La storia è narrata dai diversi punti di vista dei due protagonisti: questo, però, senza usare la prima persona e neanche la tecnica - ormai inflazionata - di scrivere due diverse versioni dello stesso avvenimento da parte dei due personaggi.
Lo stile di Raffaella Silvestri è molto interessante. E' uno stile duttile, a tratti colto, a tratti semplificato. Buona l'idea di utilizzare mezze frasi in inglese, per rendere meglio alcuni concetti (scelta peraltro giustificata dal fatto che quasi metà della storia si svolge a Londra).
Nota di merito: aver reso l'autismo di Kimi in modo autentico. L'autrice non ha calcato la mano su questo particolare, non ha inserito isterismi inutili, non ha reso Kimi patetico o da compatire. E questa è stata la cosa che più mi è piaciuta di questo romanzo.
Potrei parlarvi per ore di questo libro, ma mi fermo qui. Sapete perché? Ve lo dirò: è quel tipo di romanzo che non si può descrivere, si deve leggere e basta. Ed è questo il mio consiglio: leggetelo, perché vi farà ridere, piangere, sperare, sognare, arrabbiare...
Leggete questo libro. E' il miglior romanzo che mi sia capitato fra le mani negli ultimi mesi. E per dire così, vuol dire che è realmente un 'masterpiece'.
Per il momento è tutto.

Biancaneve

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